Stranieri "prigionieri" in hotel a Rovigo, non possono tornare ancora a casa

Domenica 15 Marzo 2020 di Roberta Merlin
Hotel Cristallo
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IL CASO - Vivere giorno e notte all’interno di una stanza d’albergo. Non è la trama di un film, ma quello che sta accadendo in questi giorni al Best Western hotel Cristallo di viale Porta Adige. La struttura è rimasta attiva per garantire un alloggio a chi si trova in città per lavoro. Gli altri hotel della zona, svuotati dai turisti e dai professionisti di passaggio, hanno chiuso in attesa dell’allentamento dell’emergenza.
BLOCCATI IN CITTÀ
All’interno dell’hotel di viale porta Adige sono alloggiati un certo numero di stranieri, bloccati a Rovigo dall’ultimo decreto Covid-19. «Non ce la siamo sentita di lasciare i nostri ospiti in mezzo a una strada - spiega il proprietario Walter Marcheselli - abbiamo dunque deciso di rimanere aperti per garantire loro un posto dove alloggiare fino alla conclusione dell’emergenza».
Non solo. La struttura viene anche utilizzata dai lavoratori del settore dei trasporti. «Gli ospiti sono davvero pochi rispetto a prima - spiega lo storico albergatore - anche se Rovigo non è una città turistica come Roma, la crisi in questo settore è stata inevitabile».
ORGANICO RIDOTTO
Marcheselli nei giorni scorsi ha ridotto il personale al minimo per garantire l’assistenza ai turisti presenti. Al lavoro un portiere notturno, un cameriere che si occupa delle colazioni, una persona alla reception e lo stesso proprietario che dà una mano e vigila sull’osservanza delle norme di sicurezza indicate dal decreto. La vita degli ospiti a quattro stelle si snoda tra tv e lavoro al computer. Autorizzato a uscire solo chi deve recarsi al lavoro. Gli altri, invece, trascorrono perlopiù le giornate in camera e si muovono adottando le precauzioni consigliate dal decreto. Meglio mai in due in ascensore, distanti un metro uno dall’altro anche lungo le scale. Vietato, inoltre, creare assembramenti negli spazi comuni. Gli ospiti dell’hotel riescono a uscire per una passeggiata e per acquistare magari del cibo al vicino supermercato. «Abbiamo chiuso il ristorante - spiega Marcheselli - dunque possiamo offrire esclusivamente il servizio della colazione».
LA VITA QUOTIDIANA
Le giornate degli ospiti stranieri in città scorrono lente. Dalle finestre dell’albergo che guardano sulla strada si scorge qualche volto. Qualcuno si affaccia per una boccata d’aria. Qualcun altro fa qualche scatto della città semideserta. A Marcheselli, albergatore per tradizione familiare, sembra non pesare il fatto di essere una delle pochissime attività che sono rimaste aperte in città. Accoglie i clienti con cortesia e tono rassicurante. Chiede puntualmente loro come stanno e se hanno bisogno di qualcosa. Il clima, più quello di un albergo, in questi giorni, è simile a quello di una famiglia.
SENSO DELL’OSPITALITÀ
«È una situazione difficile per tutti - spiega l’albergatore - non teniamo certo aperto per guadagnarci. Anzi. L’ospitalità è anche questa, dare una mano alle persone messe in difficoltà dell’emergenza. Noi abbiamo deciso di esserci senza cercare visibilità. Stiamo facendo semplicemente il nostro lavoro».
Anche Federalberghi, nei giorni scorsi, ha diffuso una circolare ai suoi affiliati per invitarli a rimanere aperti. Il ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo, ha precisato infatti che gli alberghi non sono soggetti a restrizioni del decreto Covid-19. Dietro la decisione del governo di lasciare aperti gli hotel, da quello che si apprende, anche la necessità di garantire un posto letto ai parenti di chi è ricoverato in ospedale o per chi è appunto in trasferta di lavoro.
 

Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 07:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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