I bar si preparano a riaprire tagliando i tavolini e chiudendo i bagni ai clienti

Giovedì 14 Maggio 2020 di Roberta Merlin
Il mitico "Joe" Prearo, titolare del bar Franchin, mentre adatta i tavolini del locale alle misure di prevenzione del Covid-19
ROVIGO - È un protocollo per la riapertura di bar e ristoranti, ma assomiglia a un bollettino di guerra: vietate le aree condivise, banditi gli spazi chiusi, bannati i menu cartacei e obbligo di mascherina per personale e clienti. Concesso togliersela, la mascherina, solo durante la consumazione. Non solo. Se prenoti un tavolo al ristorante con i familiari devi dimostrare la parentela per giustificare “l’assembramento”.
REGOLE FERREE
Queste alcune delle regole contenute nella bozza del documento stilato dall’Inail e dall’Istituto Superiore della sanità per la riapertura dei locali pubblici. Regole che spaventano non poco gli esercenti rodigini, desiderosi di tornare finalmente operativi dopo due mesi di mancati incassi. I baristi e i ristoratori del centro però non si scoraggiano e, armati di prodotti igienizzanti e mascherine, ieri, hanno iniziato a distanziare sedie e tavoli in vista della tanto attesa ripartenza di lunedì. Non sono mancate però le sorprese.
TAVOLI A DISTANZA
Massimo Maltarello, titolare della birreria Pedavena di piazza Vittorio Emanuele II, ha terminato proprio ieri di distanziare e sanificare i tavolini esterni al locale. «Ne avevamo 23, ne sono riamasti 8 – spiega preoccupato assieme alla moglie Donatella Migliorini - Mi chiedo se ce la faremo a restare aperti, ma non abbiamo alternative. Proviamo dunque a riaprire in queste condizioni...». «Non sono solo le regole rigide a preoccuparci – aggiunge Donatella –, ma anche il fatto che la gente in questo periodo ha poca disponibilità economica. Molti nostri clienti hanno perso il lavoro, le famiglie sono costrette a fare rinunce».
COSTI DI RIAPERTURA
Pronto a rialzare la serranda anche il bar Franchin. Ieri mattina, il proprietario Stefano “Joe” Prearo era impegnato a tagliare dei listelli di legno per realizzare i divisori in plexiglass. «Metterò dei pannelli trasparenti per separare i tavolini all’interno del locale – ha spiegato il barista -, in questo modo riesco a recuperare qualche coperto in più. La distanza di due metri tra i tavoli è davvero troppa per un bar come il mio». All’interno i collaboratori erano invece intenti ad igienizzare pavimenti, bancone e stoviglie. «Solo per aprire la porta del locale lunedì mattina ho speso, tra sanificazione e plexiglass, circa tremila euro – fa sapere Prearo -, senza contare le spese fisse delle utenze».
«Siamo pronti a ripartire cercando d’essere ottimisti – spiega anche Cristina Bordon del “Crimi bar”, in via Cavour -, mi aspetto però una situazione simile a quella che stiamo vivendo da qualche settimana con il servizio take-away. I clienti consumeranno il caffè o l’aperitivo all’esterno o passeggiando, dal momento che gli spazi interni ed esterni saranno comunque limitati». «Un aiuto importante sarà l’utilizzo della strada per posizionare sedie e tavolini – spiega la barista -, sperando che il meteo sia quasi sempre dalla nostra parte». Non tutti però gli esercenti apriranno integralmente il locale al pubblico proprio a causa delle regole sanitarie rigide. «Abbiamo deciso di tenere chiuso il bagno – spiega Nadia Baratella, del Coghetto in corso del Popolo - Sembra infatti che sia necessario segnarsi il nome di chi lo utilizza per individuare potenziali casi di diffusione del contagio. È una responsabilità troppo grande, preferiamo, almeno per i primi giorni, non offrire il servizio».
TIMORI PER I CONTROLLI
A fare paura sono poi i controlli che inevitabilmente partiranno con la riapertura di tutte le attività commerciali del centro. «E se sbagliamo qualcosa e ci multano? Come faremo a pagare le sanzioni senza soldi?» Si chiedevano ieri gli esercenti. Preoccupazione anche tra i commercianti di abbigliamento che da lunedì potranno finalmente rialzare la serranda. Ieri molte attività erano aperte per la pulizia e il rifornimento del magazzino. Sulle vetrine dei cuori giganti avvertono i clienti dell’imminente riapertura. Qualche negoziante ha già preparato i cartelli per contingentare le entrate: «Si entra uno alla volta», le indicazioni dei negozi più piccoli. La buona notizia, arrivata ieri da Federmoda, è che non sarà obbligatorio sanificare gli abiti, in quanto non è dimostrata scientificamente la trasmissione del virus attraverso i vestiti. In effetti, i negozi di abbigliamento per bambini che hanno già aperto da qualche settimana non sanificano la merce, ma solo gli ambienti. Ogni marchio adotta comunque le precauzioni che ritiene opportune, tra cui il divieto di provare gli abiti con la possibilità di effettuare il cambio anche a distanza.
 
Ultimo aggiornamento: 15 Maggio, 08:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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