La denuncia dei regolari: «Troppi abusivi in barca con i turisti»

Martedì 19 Maggio 2020 di Anna Nani
Niky Penini
PORTO TOLLE Il turismo riprende lentamente a muoversi dopo la crisi dovuta all’emergenza Covid-19, sicuramente con nuove regole, quindi nuovi costi e con esso torna il tema dell’abusivismo. «Da due anni sto denunciando la presenza di circa 5 imbarcazioni che abusivamente trasportano turisti a visitare il Delta in barca» denuncia Niky Penini, pescatore ed operatore turistico che con la sua imbarcazione parte da Santa Giulia di Porto Tolle attraverso i rami del Po. «Queste attività sono illecite sotto i più svariati aspetti. Dalla mancanza di abilitazione per l’attività di pescaturismo, ai motori superiori ai 25 cavalli, alle imbarcazioni prive di collaudo o da diporto che sono utilizzate per attività lucrative, fino alla mancanza di un’assicurazione idonea e all’elusione del fisco».

I PIONIERI
Il pescatore è stato infatti uno dei primi dell’estremo Delta a cogliere la palla al balzo e partecipare agli appositi corsi regionali per dare vita alla propria attività di pescaturismo e farne un mestiere vero e proprio. L’operatore racconta come le persone coinvolte siano a volte anche pensionati o comunque persone che vedono del guadagno facile, addirittura alcuni risulterebbero pubblicizzati su internet con siti propri o su Trip Advisor. «Questo tipo di attività va a ledere chi opera nella legalità e chi crede veramente nello sviluppo del turismo sostenibile nel nostro territorio. Chi opera in maniera illecita vive alla giornata raccogliendo i frutti di un lavoro d’altri che costantemente investe tempo, competenze e denari per essere all’altezza della richiesta odierna di turismo e per dare lustro al nostro territorio».

IL PERICOLO
Racconta ancora l’imprenditore: «Vedere scene raccapriccianti di imbarcazioni che sfrecciano nei canneti, di bambini caduti in acqua e barche riempite con 20-25 persone quando il massimo è 12, non è ciò che ritengo fruttuoso e costruttivo per un settore in continua espansione». Penini dichiara di aver cercato più volte un punto di incontro sollecitando la regolamentazione di queste attività sommerse: «Sono sempre stato ripagato come lo stupido che paga le tasse. Due anni fa ho sollecitato le istituzioni, che conoscono da tempo il problema, senza ottenere risultato». Il professionista rimarca: «Da cittadino portotollese e del Delta, vedo quindi lesa la mia attività e il futuro dei nostri giovani che potrebbero intraprendere questa attività se ci fosse spazio per loro. Spero che questo mio sfogo serva a muovere le coscienze di chi ci amministra e che, per una volta, mettano in campo tutte le loro forze per debellare o regolarizzare questi parassiti della società che minano l’immagine stupenda del nostro Delta».
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