Prezzo troppo basso per le mascherine, le farmacie non le vendono più

Mercoledì 6 Maggio 2020 di Alessandro Garbo
Alberto Melloncelli, presidente delll'Ordine dei farmacisti

ROVIGO Le farmacie sono sul piede di guerra. La richiesta dei cittadini è altissima, i prezzi sono precipitati e in pochi giorni le mascherine chirurgiche sono praticamente terminate, anche in provincia di Rovigo. Il caos è scoppiato dopo il prezzo “imposto” dal Governo: a 50 centesimi l’una le farmacie ci rimettono e in tanti hanno già bloccato i nuovi ordini. Impossibile trovare, nel mercato, grossisti che le rivendano sotto quel prezzo, per assicurare almeno una piccola parte di guadagno. L’ipotesi è clamorosa: se non si troverà un accordo con il Governo, il rischio è che le mascherine non vengano più vendute dalle farmacie.

L’ORDINE DEI FARMACISTI
Il dottor Alberto Melloncelli, presidente dell’Ordine provinciale farmacisti Rovigo, si fa portavoce delle lamentele della categoria: «Imporre un prezzo statale su un prodotto di quel genere sta creando un problema enorme - spiega il farmacista della “Serenissima” di Giacciano con Baruchella - Quelle che avevamo in “casa” le avevamo pagate 1,20 euro ciascuna e si vendevano a 1,60. Ora, vendendole a 61 centesimi Iva compresa, ci stiamo rimettendo. Il mercato non offre mascherine a 40 per poi rivenderle alla cifra decisa dal Governo. Nessuna azienda italiana è in grado di produrle, forse ci si rivolgerà all’estero. È un danno anche per i laboratori che avevano riconvertito la produzione».

COMMISSARIO SOTTO ACCUSA
Melloncelli spara a zero contro il commissario Arcuri: «Avrei tanti aggettivi per definirlo, ma li tengo in tasca. E’ stato creato un problema dal nulla. E noi farmacisti abbiamo le mani legate. Se i cittadini rimarranno senza mascherine, non sarà colpa nostra. Il commissario ha fatto delle promesse. La verità è che le mascherine stanno terminando ovunque e non si sa dove lo Stato andrà a prenderle».

LA PROTESTA
I farmacisti lamentano: «Noi ci mettiamo la faccia, sempre. Ma in queste settimane ci siamo sentiti sotto un fuoco incrociato, non sappiamo più come difenderci. Molti colleghi, anche in Polesine, hanno ricevuto numerosi controlli di Guardia di Finanza e carabinieri dei Nas. Il caos è dipeso dalle scelte del Governo: ora lo Stato ci dirà dove comprare le mascherine a 40 centesimi, per avere almeno un 20% di margine a coprire le spese di gestione, perché il guadagno è già basso», afferma il presidente dell’Ordine. E sulla possibilità di ottenere il rimborso su quelle già comprate, Melloncelli è scettico: «Bisogna produrre una serie di documenti e si rischia di impazzire due-tre giorni per avere 300 euro di “ristoro”, così come viene chiamato dal Governo». Un problema che si somma agli altri, per i farmacisti, è che «con i prezzi scesi ci sono persone che acquistano in un giorno 20-30 mascherine, con questa media i dispositivi per proteggerci finiranno a breve».

IN TRINCEA
Melloncelli riporta l’esempio della sua “Serenissima”: «Avevo fatto un ordine di 2.500 mascherine, ma ho deciso di bloccarlo. Sono prezzi impensabili. Qui ne rimangono altre mille, poi basta. Non sappiamo come farà la gente».
La farmacia San Francesco di Canaro rimane in attesa di vedere come la situazione evolverà: «I magazzini sono fermi, il Governo ha messo in difficoltà tutti con questa decisione, perché i cittadini continuano a richiedere le chirurgiche, ma i passaggi dal produttore al consumatore sono diversi e ognuno deve guadagnare nella filiera - dicono le dottoresse di Canaro - Aspettiamo che la situazione si sblocchi. Abbiamo sempre a disposizione le Ffp2 che proteggono al 95%, ma il costo è superiore, sette euro l’una, anche se poi si possono riutilizzare».

DISAGI NEL DELTA
Il malessere della categoria si estende fino al Delta.

A Porto Tolle la farmacia Centrale di Ildo Narsi sbotta: «Ci sono state accuse infondate, ci hanno definito “ladri”, i colleghi aperti le domeniche e a Pasqua hanno ricevuto le visite di Nas e Guardia di Finanza. Se il Governo non si muove, noi non compreremo più mascherine. Oggi (ieri per chi legge, ndr) termineremo la nostra scorta di 4mila pezzi: da quando i prezzi sono stati abbassati, la vendita è decollata. Le abbiamo vendute a 61 centesimi e abbiamo presentato domanda di rimborso, ma le speranze sono basse».

Ultimo aggiornamento: 08:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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