Scattano i controlli a domicilio dei medici per i guariti e i casi sospetti

Lunedì 11 Maggio 2020 di Francesco Campi
Sanitari impegnati nell'emergenza coronavirus
ROVIGO  - «In questo periodo difficilissimo i medici polesani sono stati molto bravi, c’è stata una risposta preventiva quasi immediata e grande attenzione. La più grossa criticità è stata l’iniziale carenza di dispositivi di protezione individuale, quasi inevitabile vista la portata di quanto è accaduto, che anche l’Oms aveva sottostimato. Preoccupa, poi, il disorientamento dei cittadini di fronte alle notizie di tipo medico che si accavallano e che creano confusione: in questo caos mediatico, infatti, credo che molti non abbiano compreso la differenza fra vaccino, che ha una funzione di prevenzione, e la plasmaferesi, che invece è una terapia, una cura, per chi è già malato. E non è stato compreso che la medicina, di fronte ad un virus nuovo, studia e formula ipotesi, che vanno poi verificate nel tempo. Tutto, invece, è successo con un’estrema rapidità».
IL PRESIDENTE
A fare il punto sulla situazione polesana dal punto di vista dei camici bianchi è il dottor Francesco Noce, presidente dell’Ordine dei medici di Rovigo nonché della Federazione regionale degli Ordini dei medici del Veneto e anche presidente provinciale della Fimmg, la Federazione italiana dei medici di medicina generale. L’emergenza è scoppiata improvvisa e ha chiesto a tutti medici uno sforzo mai visto prima. Ma, in Polesine, la risposta è stata encomiabile. E anche i medici di medicina generale, i pediatri e le guardie mediche, attivi sul territorio, hanno dato un contributo essenziale per far sì che il contagio non si propagasse con la stessa incidenza registrata nelle province vicine.
TEMPISMO PERFETTO
«Già sabato 22 febbraio c’è stato subito un incontro all’Ulss con il comitato d’emergenza – rimarca Noce - E domenica avevo già emanato le disposizioni per i medici: di non consentire il sovraffollamento negli ambulatori facendo le visite solo su appuntamento e dopo un triage accorto, prendendo la temperatura, di dotarsi per quanto possibile dei dispositivi di protezione individuale (Dpi, ndr), di sanificare gli ambulatori, di avvertire subito i numeri di emergenza o il 118 nel caso di pazienti con sintomi sospetti. Questo è stato di grande aiuto, perché fin dall’inizio ha contribuito a ridurre la circolazione del virus. I dpi effettivamente sono arrivati in ritardo, abbiamo chiesto all’Ulss ma in quel momento anche loro erano in difficoltà. Siamo riusciti a recuperarli come Ordine e come associazioni mediche, anche attraverso donazioni».
CONTINUITÀ ASSISTENZIALE
Ora che si è aperta la Fase 2 c’è un’ulteriore novità: «Le Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale per le visite a domicilio di pazienti già riscontrati positivi o sintomatologia tipica. Ci sono medici di continuità, giovani medici e medici di famiglia che hanno dato la loro disponibilità. Vanno allestite squadre composte da due medici perché le operazioni di svestizione dai dpi che servono in questi casi, non possono essere compiute da soli. Qui a Rovigo c’è già una squadra, con un’automobile messa a disposizione dall’Ulss. Spero che diano possibilità anche di fare i tamponi a domicilio».
SCREENING DI MASSA
Quello dei tamponi è un capitolo particolare: «Inizialmente c’è stato un intasamento dei tamponi, che andavano tutti a Padova e in parte allo Spallanzani di Roma per la conferma, quindi con tempi lunghi. Ora la situazione è migliorata, a Padova hanno una macchina che ne processa migliaia al giorno e anche Rovigo si è attrezzata e ne fa diverse centinaia». Il virus è un “cliente scomodo” e soprattutto, del tutto nuovo. Da studiare. «Ci confrontiamo ogni giorno – spiega Noce - anche con studi provenienti dalla Cina. Come Ordine invio almeno tre o quattro mail al giorno, sono quasi uno stalker. È una situazione nuova e impegnativa. Ma la comunità medica sta lavorando con impegno, senza barriere, prendendosi responsabilità anche con cure off-label, ossia con farmaci utilizzati per scopi diversi da quelli per cui sono stati autorizzati, che anche qui abbiamo attuato con risultati soddisfacenti, stando ben attenti agli effetti collaterali. È un virus nuovo, quello che sappiamo è emerso in poco tempo e tutto va valutato».
IL SANGUE DEI GUARITI
«Ora - conclude il presidente Noce - si parla della plasmaferesi, è una delle tante terapie, non è una cosa nuova, ma anche questa va valutata: non si può prescindere dallo studio».
 
Ultimo aggiornamento: 09:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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