Muore per Covid dopo due tamponi negativi: la Procura apre un'inchiesta

Lunedì 18 Gennaio 2021 di Francesco Campi
La Casa di Cura Madonna della Salute di Porto Viro

PORTO VIRO - Il dolore per la perdita del padre 72enne, reso ancora più amaro dal non averlo potuto vedere negli ultimi giorni di vita a causa delle restrizioni in vigore sulle visite, ma soprattutto dal fatto di non essere riusciti ad avere risposte esaustive sulla morte, avvenuta lo scorso 29 novembre durante il trasporto all’ospedale Covid di Trecenta a quattro giorni dall’accesso al pronto soccorso della Casa di Cura Santa Maria della Misericordia di Porto Viro.


ESPOSTO IN PROCURA
È per questo che i figli hanno deciso di informare dei fatti la Procura della Repubblica di Rovigo chiedendo che venisse eseguita in via d’urgenza un’autopsia per chiarire le cause del decesso.

Una storia, purtroppo, come tante in questo durissimo momento che sta attraversando tutto il mondo della sanità, non solo italiano, prostrato dal peso crescente della pandemia e con protocolli e procedure che non hanno più nulla di ordinario essendo da mesi in regime di continua emergenza. Tuttavia, la formale richiesta avanzata all’autorità giudiziaria nasce anche dal fatto che, sottolineano i figli, «la Casa di Cura non ci ha dato valide spiegazioni sulle cause che hanno portato al decesso di nostro padre e le poche e lacunose risposte ottenute hanno lasciato molte ombre su quanto effettivamente accaduto e sul corretto iter terapeutico adottato in quei giorni dai sanitari».


IL TRACOLLO
Tutto inizia il 24 novembre, quando l’anziano di Porto Viro, V.B. le sue iniziali, inizia a lamentare una congestione nasale e un’improvvisa spossatezza. Viene chiamato il 118, ma l’operatore invita a rivolgersi al medico di base perché i sintomi non sembrano gravi e, comunque, non quelli tipici del Covid. Non essendo stato possibile contattare il medico di base viene chiamata la guardia medica che, a fronte di una febbre di 37,5, consiglia l’assunzione di Tachipirina, che stabilizza la febbre a 37. Tuttavia, anche il giorno dopo il pensionato continua a lamentare gli stessi sintomi e si sottopone a un tampone rapido al Punto Covid di Adria.


TAMPONE NEGATIVO
L’esito del test è negativo, ma considerata la situazione e, soprattutto, che nessun medico lo ha ancora visitato, i figli decidono di portarlo al pronto soccorso di Porto Viro. «Da quel momento – spiegano i figli - non abbiamo mai più visto nostro padre. Dopo innumerevoli chiamate al pronto soccorso dell’ospedale di Porto Viro per avere notizie sulle condizioni di nostro papà, soltanto intorno alle 00.20 il medico di turno ci comunicava che papà aveva un principio di broncopolmonite e che sarebbe stato ricoverato, rassicurandoci che il quadro non era grave». Dopo un giorno di attesa in una stanza del pronto soccorso per l’esito di un tampone molecolare, risultato anch’esso negativo, il 72enne viene ricoverato nel reparto di Medicina 2. Il 29 mattina, al telefono, il padre rassicura i figli dicendo di sentirsi bene. Nel pomeriggio, però, non risponde più, i figli si preoccupano e chiamano il reparto.


CRISI RESPIRATORIA
Attorno alle 17, vengono informati che il padre ha avuto una crisi respiratoria ed è sedato e intubato e che, essendo risultato positivo a un nuovo tampone, verrà trasferito nel reparto Covid di Trecenta. Ma, alle 19, prima ancora che abbia raggiunto il San Luca, arriva la dolorosa telefonata: l’anziano si è spento per una crisi cardio-respiratoria, essendo risultati vani i tentativi di rianimarlo. Quanto accaduto in queste sue ultime ore di vita, ed anche nei giorni precedenti, a fronte di risposte apparse loro troppo lacunose, sono quindi l’oggetto della richiesta che i figli hanno fatto alla Procura, con la speranza che venga fatta la massima chiarezza.

Ultimo aggiornamento: 14:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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