Caso Coimpo, non c'è pace. Il sindaco di Pettorazza: «Per depurare i terreni dai fanghi ci vorranno decenni»

Martedì 26 Aprile 2022 di Guido Fraccon
Controlli sui fanghi dello stabilimento

ADRIA/PETTORAZZA - «Per disinquinare i terreni dai fanghi Coimpo ci vorranno decenni». Lo ha sottolineato il sindaco di Pettorazza Gianluca Bernardinello durante i lavori del consiglio comunale della comunità della Destra Adige. «Abbiamo destinato - ha spiegato - 3.200 euro del fondo di riserva per spese patrocinio legale. In Appello hanno ulteriormente confermato le condanne ai due amministratori Mauro Luise e Gianni Pagnin. Luise risulta irreperibile, da anni vive in Romania e difficilmente riusciranno a trovarlo; Pagnin non so che fine abbia fatto. Alla nostra comunità, come al Comune di Adria e a tutti gli altre realtà che si sono costituite parte civile in questo processo, sono stati riconosciuti dei soldi a titolo di risarcimento». Adria ha ottenuto 30mila euro, più 3.600 euro di spese legali.

Pettorazza solo 2.400 euro di spese legali. «Ora - ha spiegato il primo cittadino - dovremo adire di nuovo le vie legali per cercare di recuperare questi soldi. Bisognerà instaurare un ulteriore giudizio contro Luise e Pagnin. Se ci fermiamo, ci possono imputare di non avere cercato di recuperare questa cifra; saremmo dunque passibili di danno erariale. Il punto è che dovremo spenderne chissà quanti in più per vedere di portarli a casa».

 
QUESTIONE DISINQUINAMENTO 

Durante la seduta, su richiesta della consigliere Sandra Davin (Pettorazza viva ed attiva), dai banchi della minoranza si sono chiesti lumi sui terreni oggetto di spandimento fanghi della Coimpo, circa 100 ettari. «Disinquinare i terreni - ha spiegato Bernardinello - è pressoché impossibile. Vorrebbe dire portare via i primi due o tre metri di terreno, depositarli in discarica e riportare in loco terreno “buono”. Per il disinquinamento ci vorranno anni e anni. Un agronomo ci spiegava che bisognerebbe coltivare mais o sorgo, piante che assorbono elementi dal terreno e che in tale maniera “sintetizzano” anche gli inquinanti. L’anno scorso i terreni sono stati dissequestrati prima delle semine. Sono stati interamente seminati e sono state effettuate analisi sul prodotto. Quest’anno i terreni sono liberi, ma non so se le analisi verranno ripetute e per quanti anni. Se sulla base delle analisi effettuate nel 2021 si vede che non c’è trasmissibilità dalla pianta al prodotto finale, tanto meglio. L’importante è che la pianta riesca ad assorbire gli inquinanti, assimilarli e a trasformarli in qualcos’altro di meno dannoso. La parte inquinata rimane però sempre sotto». 

LA SENTENZA 

La sentenza pronunciata il 6 marzo scorso dalla Prima sezione penale della Corte d’Appello di Venezia, confermando l’impianto del giudizio di primo grado, ha ridefinito la pena nei confronti di Pagnin, presidente Coimpo, da 7 anni e 8 mesi a 6 anni e 4 mesi. Per Luise, direttore tecnico Coimpo e dirigente di fatto della Agribiofert la pena è scesa da 6 anni e 6 mesi a 5 anni e 4 mesi. Altri attori minori erano stati condannati a pene più lievi. La Corte di Appello aveva inoltre sentenziato anche sul “Coimpo bis”, lo stralcio relativo ai “fanghi sporchi, cuore dell’inchiesta della Dda di Venezia, incentrato sull’accusa di traffico illecito di rifiuti. A processo si trovavano solo Pagnin e Luise, perché gli altri protagonisti di questa vicenda avevano patteggiato. Nei confronti delle due figure apicali dell’impianto di Ca’ Emo era stata posta come condizione necessaria per il patteggiamento, con sospensione condizionale della pena, la bonifica dei terreni agricoli vittime degli spandimenti. Cosa che non era avvenuta tanto che sono stati condannati entrambi a 2 anni e 6 mesi.
 

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