Cocaina al kebab di Porto Viro, arrivano le prime condanne: otto anni a due nordafricani

Sabato 14 Gennaio 2023 di Francesco Campi
Uno scambio di droga al kebab di Porto Viro

PORTO VIRO (ROVIGO) - Condannati per aver lavorato come “camerieri” al bar, friggitoria, fast food e kebab “Le Ginette”, sulla Romea servendo la “specialità della casa”. Che non era una pietanza, bensì la cocaina. Il locale, per due volte oggetto di un provvedimento di sospensione della licenza da parte del Questore, a settembre 2021 per dieci giorni e nel dicembre successivo per un mese, è stato infatti al centro di un’accurata indagine dei carabinieri della Compagnia di Adria, che nel maggio scorso, con l’operazione chiamata “Silver plate”, hanno poi eseguito le misure cautelari decise dal giudice per le indagini preliminari sulla base delle evidenze investigative, nei confronti delle quattro persone ritenute al centro del giro di spaccio all’interno del locale, tre finite in carcere e una ai domiciliari.

I QUATTRO INDAGATI

Le strade dei quattro, tutti originari del Marocco, uno dei quali nel frattempo trasferitosi a Milano ed arrestato con la collaborazione dei carabinieri della Compagnia di Milano Porta Magenta, si sono poi divise dal punto di vista processuale. Mustapha Rissafi, chiamato “il biondo”, 41 anni, residente a Taglio di Po, titolare di fatto del locale e ritenuto dagli inquirenti il fulcro di tutte le attività di spaccio, insieme a Said Gharib, 31 anni, residente a Loreo, già arrestato nel 2018 per un giro di spaccio a Tornova, non hanno chiesto riti alternativi e sono finiti a giudizio, mentre Aziz Sohofi, 21 anni, residente a Porto Viro, e Yassine El Bardaoui, 28 anni, residente a Cavarzere, assistiti rispettivamente dagli avvocati Tamara Fattore e Taulant Aliraj, hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato.

IL PROCESSO

E giovedì, mentre per Rissafi e Gharib si è celebrata la prima udienza del processo davanti al Collegio, Sohofi ed El Bardaoui sono comparsi davanti al giudice per le udienze preliminari Silvia Varotto che li ha condannati rispettivamente a 3 anni e 6 mesi ed a 4 anni e 10 mesi, pene già comprensive della riduzione di un terzo in virtù del rito scelto. Condanne che saranno probabilmente impugnate in appello e che ancora, va ricordato, non sono definitive. Le indagini sugli strani giri al locale sulla Romea, nell’area commerciale dove si trovano, fra gli altri, la rinomata macelleria equina “La Cavallina” e lo shohwroom di “Fibre sustainable living”, che si occupa di bioedilizia, sul lato opposto della Statale rispetto al ristorante pizzeria “Lostaria”, non molto distante dal ponte sul Collettore Padano Polesano, sono iniziate nel novembre del 2021, quando dopo un controllo effettuato nel locale per l’inosservanza di un precedente provvedimento di sospensione, disposto dall’allora questore Roberto Cavallo, è stata trovata della cocaina nascosta nelle cucine ed un notevole quantitativo di contante, ben superiore rispetto agli incassi giornalieri dell’attività “lecita”.
Realizzando che a “tirare” in quel locale era soprattutto l’aspetto illecito, ovvero la droga. E così, nel corso delle indagini, anche grazie all’utilizzo di intercettazioni, è stato delineato un vasto giro di spaccio, ricostruendo circa 450 cessioni a clienti che, con la scusa di consumazioni si presentavano invece per acquistare la cocaina. Clienti anche dalle province di Venezia e Ferrara.
 

Ultimo aggiornamento: 09:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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