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Medico moldavo in prima linea per il Covid attende da un anno la cittadinanza italiana

Nordest > Rovigo
Lunedì 25 Gennaio 2021 di Roberta Paulon
La prefettura di Rovigo
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ROVIGO Undici mesi in prima linea contro il Covid, vent’anni in Italia, dirigente medico dell’Ulss 5, moglie anch’essa medico, una bella famiglia in cui da poco si è festeggiata la laurea in medicina della figlia maggiore. Nessun dubbio che il dottor Alexandr Tiupa meriti oltre alla riconoscenza dei polesani per l’impegno nella lotta al coronavirus, anche la cittadinanza italiana che tra l’altro è già stata riconosciuta a tutti gli altri membri della famiglia.


L’EMIGRAZIONE
La storia del dottor Tiupa, oggi in servizio in uno dei cinque reparti Covid che lavorano a pieno regime al San Luca di Trecenta, arriva da lontano. Dalla Moldavia dove è nato, cresciuto, si è innamorato e si è laureato. Arrivato in Italia ha rifatto l’università per laurearsi di nuovo in medicina e specializzarsi in Medicina d’urgenza a Padova. Ha lavorato all’ospedale di Rovigo e da alcuni anni è a Trecenta. Con la moglie, anche lei medico, ha avuto due figli: la maggiore si è laureata con il massimo dei voti in medicina, il piccolo ha dieci anni e sta concludendo la scuola primaria. Qualche anno fa hanno avviato la richiesta per la cittadinanza italiana che è stata riconosciuta a tutti, tranne a lui, che ha dovuto risolvere alcune personali vicende che non lo rendevano idoneo.

ITER INCEPPATO
La sua richiesta di cittadinanza è stata inviata a dicembre 2019 alla prefettura di Rovigo. L’evasione della richiesta sarebbe dovuta essere facilitata, essendo già stata riconosciuta la cittadinanza a tutti gli altri componenti della famiglia. Poi è arrivato il Covid. Il virus che ha bloccato non il mondo reale, ma quello delle carte e dei certificati sì. «Tutte le convocazioni presso la prefettura sono state sospese, con la presente si comunica che l’istruttoria è stata avviata e che verrà convocato appena l’emergenza sarà terminata», recita la e-mail della prefettura del 31 marzo 2020. L’emergenza, però, non è ancora terminata. Ne sa qualcosa il dottore, che il Covid lo guarda in faccia tutti giorni per ben più di otto ore, ma non riesce a portare a termine una procedura burocratica. «Attendo la convocazione in prefettura a Rovigo da febbraio 2020 - sottolinea il medico - allora fu bloccata per l’emergenza. All’inizio chiamavo ogni mese per avere notizie e un nuovo appuntamento e venivo invitato ad andare sul sito per le procedure telematiche alle quali ho già adempiuto. A oggi non sono riuscito ad avere appuntamento e non è che abbia tutto questo tempo libero per insistere con gli uffici della prefettura».

IL DESIDERIO
Salta all’occhio che in un contesto in cui gli operatori sanitari sono considerati gli eroi della collettività, un paese come la Francia abbia agevolato le pratiche di cittadinanza per gli stranieri che hanno lavorato negli ospedali durante l’emergenza. Su tutti i giornali nazionali, nelle pagine di politica estera si è parlato della scelta della Francia che ha “ringraziato” i lavoratori stranieri del settore sanitario impegnati nella pandemia mettendo a loro disposizione procedure agili per la naturalizzazione e quindi per ottenere la cittadinanza. «Nessuno chiede corsie preferenziali, non è assolutamente questa la richiesta – precisa il dottor Tiupa - ma mi sento almeno di chiedere delle tempistiche normali. Come cittadino comunitario non mi cambia molto, ho il mio lavoro e posso partecipare a concorsi pubblici, però vorrei che venisse semplicemente riconosciuto ciò che sono da vent’anni a questa parte».
Alla storia manca solo il lieto fine: lo sblocco della procedura.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimo aggiornamento: 11:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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