ROVIGO - Per la prima volta in Italia, apre nelle sale di palazzo Roverella a Rovigo, un'importante esposizione, dedicata a Marc Chagall e all'influsso determinante che sulla sua opera ha esercitato la grande tradizione culturale della sua patria russa. La mostra sarà aperta fino al 17 gennaio 2021.
L'allestimento è stato presentato oggi a palazzo Roncale con successivo taglio del nastro.
In mostra una settantina di opere, tra cui si annoverano i maggiori capolavori dei musei russi di Mosca e di San Pietroburgo, oltre ad una generosa selezione di opere provenienti dalla collezione privata dell'artista. E verranno accostati a una scelta di icone, in cui si esprime la vetta più alta della spiritualità russa e lubki, le vignette popolari così ampiamente diffuse ai tempi di Chagall.
In esposizione alcuni dei più grandi capolavori dell'artista come: la “Passeggiata”, “L'Ebreo in rosa”, “Il matrimonio”, “Il Gallo”, “Il Guanto nero”.
La mostra è promossa da Fondazione Cariparo, Comune di Rovigo e Accademia dei Concordi. Nasce dalla collaborazione con la Fondazione Culture Musei e il Museo delle Culture di Lugano, che ne ha ideato e sviluppato il progetto nell'ambito delle ricerche e delle attività del ciclo “Ethnopassion”.
La mostra è curata da Claudia Zevi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA L'allestimento è stato presentato oggi a palazzo Roncale con successivo taglio del nastro.
In mostra una settantina di opere, tra cui si annoverano i maggiori capolavori dei musei russi di Mosca e di San Pietroburgo, oltre ad una generosa selezione di opere provenienti dalla collezione privata dell'artista. E verranno accostati a una scelta di icone, in cui si esprime la vetta più alta della spiritualità russa e lubki, le vignette popolari così ampiamente diffuse ai tempi di Chagall.
In esposizione alcuni dei più grandi capolavori dell'artista come: la “Passeggiata”, “L'Ebreo in rosa”, “Il matrimonio”, “Il Gallo”, “Il Guanto nero”.
La mostra è promossa da Fondazione Cariparo, Comune di Rovigo e Accademia dei Concordi. Nasce dalla collaborazione con la Fondazione Culture Musei e il Museo delle Culture di Lugano, che ne ha ideato e sviluppato il progetto nell'ambito delle ricerche e delle attività del ciclo “Ethnopassion”.
La mostra è curata da Claudia Zevi.