Folla per Mauro Corona tra montagne e "appelli"

Domenica 24 Febbraio 2019 di Gabriele Antonioli
Folla per Mauro Corona tra montagne e "appelli"
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Scarponi da montagna e look tradizionale con barba, canottiera e bandana. Così si è presentato a Ceneselli Mauro Corona, in occasione dell'evento Incontro con l'autore, promosso dalla Provincia in collaborazione con la Fondazione Aida e il sostegno della Regione e della Fondazione Cariparo.
Palestra gremita come non era mai accaduto. Corona, venuto per presentare il suo ultimo libro Nel muro (Mondadori, 2018), ha parlato a lungo della sua vita divertendo e strappando numerosi applausi. Un primo pensiero lo ha riservato alla distruzione di foreste alpine causata dalla tempesta di vento di fine ottobre. «La natura torna, la natura si riprende - ha evidenziato con visione positiva - la terra guarisce le ferite».
AMORE PER I MONTIIl pubblico poi ha conosciuto il Corona alpinista. «La montagna per me è camminare, andare su una cima magari con un amico, la montagna per me è un abbraccio, una medicina, una farmacia, un rifugio, contemplazione, osservazione. Siamo sempre di corsa ed evitiamo di guardare anche le cose più vicine a noi. Per me viene prima la montagna perché mi ha guarito, mi ha dato forza e fiducia in me stesso».
L'ospite si è poi soffermato sulla sua passione per la scultura nata nell'infanzia. Molti sono stati i riferimenti al suo non facile passato, alla sua famiglia. Molti anche gli aneddoti e le citazioni. Quanto ai politici, Corona ha affermato che «non possiamo pretendere che i politici siano onesti e leali con i cittadini, quando noi non siamo onesti con noi stessi. Questo è il bilancio da fare. È difficile vivere onesti se prima non lo facciamo con noi stessi».
Poi un appello per la salvaguardia dell'ambiente. «Non vedo alcun interesse dell'uomo del terzo millennio a curare e proteggere un progetto dimenticato chiamato terra. Per noi va bene così, ma il ragazzino che nasce adesso, cosa troverà? Bisogna essere responsabili per chi viene dopo. Non riconosciamo il sole che abbiamo tutti i giorni, ne vorremmo di più e per cercarne di più, non ci accorgiamo di quello che abbiamo già». Al riguardo ha ammonito menzionando Petrarca: «Svegliati il tempo passa e non s'arresta un'ora e la morte s'avanza a gran giornate».
GLI SCRITTICirca la sua carriera di scrittore, Corona ha ricordato di avere iniziato a scrivere brevi racconti per i suoi figli. «Un giornalista del Gazzettino mi ha chiesto questi racconti che sono stati pubblicati sul giornale alla domenica. Poi un altro giornalista mi ha fatto fare un libro, Il volo della martora (1997)». Il giudizio positivo del critico Claudio Magris si è rivelato determinante per l'ospite. «Da lì è nato tutto - ha confessato sorridendo con autoironia - e ho cominciato a raccontare un po' di bugie e ne ho raccontate per 30 volumi, non ricordo bene. In letteratura un autore la verità se la deve scrollare via come un cane si scrolla l'acqua dal pelo».
Quanto al suo ultimo libro, è arrivata l'ennesima citazione: «Un libro deve aprire ferite vecchie, produrne di nuove, deve essere indigest». Corona ha quindi chiosato che «in questo libro c'è molto di me, la mia infanzia e mia madre. È un libro che non è un inno alla violenza, ma è una denuncia brutale della violenza». L'ospite ha richiamato spesso la Bianchina, Bianca Berlinguer conduttrice della trasmissione di Rai 3 Carta bianca di cui Corona è ospite fisso. Al termine tanti autografi e tante foto.
Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 19:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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