Il cantiere della vergogna: due tecnici condannati a pagare 177mila euro all'Ater per gli "scheletri". Ecco chi sono

Venerdì 26 Maggio 2023 di Francesco Campi
Gli "scheletri" delle case Ater mai realizzate

ROVIGO - In via Bramante, al posto di 24 appartamenti Ater per famiglie disagiate, anziani e giovani coppie, sorgono da circa dodici anni due strutture metalliche che si stagliano contro il cielo. Una monumento allo spreco. E alla fine, per la tristemente nota vicenda degli "scheletri", anche se le responsabilità sono plurime e diffuse, sono stati condannati a pagare in due. Due tecnici esterni. Una somma complessiva di 177mila euro che entrerà nelle casse dell'Ater di Rovigo.

Al termine della camera di consiglio, la Sezione giurisdizionale per il Veneto della Corte dei conti, si è pronunciata sul procedimento aperto nel 2017 nei confronti del responsabile unico del procedimento nonché direttore generale pro-tempore dell'Ater di Rovigo, l'ingegner Franco Rossi di Castelmassa, del progettista e direttore dei lavori Alberto Bringhenti, con studio a Modena e iscritto all'albo degli ingegneri di Mantova, e del collaudatore statico della struttura Renato Zangrossi, ingegnere con studio a Badia. Nei confronti di Rossi è stata respinta la richiesta di risarcimento, Bringhenti è stato condannato a pagare a favore dell'Ater 68.501 euro e Zangrosssi 108.501 euro.

Somme imponenti, anche se la Procura erariale aveva chiesto per i tre la condanna al risarcimento di un danno erariale subìto dall'Ater stimato in 381.894 euro.

LA STORIA
Una vicenda lunga e intricata, non solo tecnica, con vari procedimenti paralleli. Nel giugno 2015 la Guardia di finanza perquisì la sede dell'Ater, ma l'inizio di tutto risale addirittura al 2004, quando il Comune si aggiudicò un contributo statale nell'ambito dei Contratti di quartiere, che prevedeva anche la realizzazione di un intervento di edilizia residenziale pubblica da 2,3 milioni. Fu scelta via Baruchello, ma per evitare un'eccessiva saturazione di quell'area, il consiglio comunale nel 2007 approvò all'unanimità lo spostamento in via Bramante. Il nuovo progetto fu consegnato nel 2008, l'appalto da 1,5 milioni se l'aggiudicò la Opra Costruzioni. Durante gli scavi fu trovata una tubazione d'acciaio e i lavori si fermarono. La ditta chiese i danni, l'Ater una variante e Opra propose l'esecuzione in acciaio invece che in cemento armato delle strutture portanti, a costi invariati. Ater accettò e pagò i danni all'impresa: 303.844 euro. Salvo poi accorgersi che gli scheletri erano storti e che per raddrizzarli servivano circa 400mila euro.

LA DENUNCIA
Già nel 2012 i consiglieri dell'allora vertice dell'Ater, Lores Brusco e Luciano Marangoni, espressero pubblicamente il dissenso sulle scelte della presidenza. Il primo poi si dimise, Brusco fu rimosso dall'allora presidente della Provincia Tiziana Virgili. L'Ater poi ha fatto ricorso contro Opra: il 27 novembre 2013 l'ingegner Cristina Geddo, incaricata dal Tribunale, ha riscontrato gravi difetti nella realizzazione della struttura. In particolare, «il fuori piombo alle colonne delle strutture, vizio grave e diffuso, che interessa mediamente l'80% delle colonne interpiano dei blocchi nord e sud, è irreparabile e comporta, per il suo ripristino, la demolizione totale dei blocchi e loro ricostruzione».
L'Ater chiede i danni al direttore dei lavori e all'Opra, nel frattempo fallita. Gli scheletri sono ancora lì. Anche se a settembre il presidente dell'Ater Guglielmo Ferrarese ha spiegato: «C'è qualche cavillo da sistemare, ma poi il tutto potrà rientrare nella nostra programmazione: uno dei nostri obiettivi futuri è quello di sistemare quelle strutture e realizzare un progetto importante».

      

Ultimo aggiornamento: 16:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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