Tempo scaduto per l'Iras, l'accordo per il salvataggio non è stato firmato, si va verso la liquidazione

Mercoledì 1 Febbraio 2023
Tempo scaduto per la Casa di riposo Iras

ROVIGO - Il tempo per il salvataggio dell’Iras ed il recupero di Casa Serena è scaduto. Fine. Il commissario straordinario Tiziana Stella ieri ha scritto la propria relazione conclusiva, nella quale ben chiarisce che non si poteva andare oltre il 31 gennaio.

Cioè ieri. Il paradosso è che proprio all’ultimo minuto, con aspetti quasi da commedia degli equivoci, che strapperebbero un sorriso se la situazione non fosse tutt’altro che divertente, nel tardo pomeriggio, da Palazzo Nodari è stata inviata alla Regione ed al commissario una controproposta dell’accordo di programma, dove si modificano alcuni passaggi e si definisce la somma ritenuta congrua per gli ammortamenti degli investimenti su Casa Serena.

No, non i 3,2 milioni richiesti da mesi sul fronte regionale. Bensì 3,127. Oggi la controproposta sarà valutata dalla Regione, dove fra l’altro sarà presente il commissario Stella per rimettere il proprio mandato. Perché l’obiettivo di costruire un percorso che consentisse di mettere in sicurezza i conti dell’Iras non è andato a buon fine e perché il termine del 31 gennaio, proroga della proroga della proroga, era perentorio. Il perché lo spiega chiaramente lei stessa nel decreto firmato ieri pomeriggio, “Presa d’atto della mancata sottoscrizione del testo licenziato da Regione Veneto con nota 30575 del 17.01.2023 denominato Accordo di programma tra Iras, Comune di Rovigo, Ater Rovigo e Aulss 5 Polesana. Atti e provvedimenti conseguenti”: «La difficile trattativa con il Comune di Rovigo non può essere mantenuta in essere oltre il termine oggi in scadenza (ieri, ndr). In questi mesi l’atteggiamento del Comune è rimasto contraddittorio, come già riferito dal precedente Commissario: mentre, per un verso, afferma la propria disponibilità per risolvere i problemi di Iras e pur avendo dei concreti interessi in tal senso, si deve purtroppo registrare una tendenza non pienamente collaborativa. In tal senso deve leggersi la nota con cui, alla data del 20 gennaio 2023, l’ente è stato chiamato dall’ingegner Maria Rizzi, dirigente settore Lavori Pubblici, a mettere a disposizioni dell’Ufficio documenti afferenti Casa Serena, la maggior parte dei quali già presenti agli atti del Comune di Rovigo, in quanto afferenti a pratiche urbanistiche del Comune. E mai è pervenuta dallo stesso una controproposta che fissasse la concreta disponibilità, da parte del Comune, ad erogare la somma più volte riferita essere risolutiva per la crisi dell’Ente, quale unica somma accettabile in via transattiva, limitandosi, il Comune, ad invocare un laconico “fino ad un massimo di 3.200.000 euro”. Questa trattativa prolungata, con un interlocutore problematico, ha invece prodotto il deterioramento, credesi irreversibile, della posizione di debito di Iras verso le banche e fornitori e il complessivo aggravamento dello stato patrimoniale dell’Istituto. Ad oggi, non è stato possibile pagare l’adeguamento del contratto dei dipendenti». Nel decreto si spiega anche che la notifica del pignoramento del conto corrente di tesoreria, da parte di un fornitore, il 7 novembre, ha eroso la maggior parte dei flussi disponibili oltre a quelli per le retribuzioni. Poi, che il debito verso l’Erario ha superato 689mila euro, mentre l’ammontare dei debiti scaduti 31 gennaio assomma ad oltre 7,4 milioni. E che il decreto ingiuntivo da 2,6 milioni notificato il 9 febbraio dello scorso anno dalla Bcc del Veneto Centrale ha portato la banca ad iscrivere un’ipoteca giudiziale sull’immobile di via della Resistenza, affittato al Comune di Rovigo e ad As2, che impedisce ad Iras di disporre dell’unico cespite immobiliare disponibile. La conclusione del commissario, è amara: «Deve, pertanto e purtroppo, convenirsi con quanto più volte evidenziato dal precedente Commissario e avallato dai Revisori, i quali hanno coralmente ribadito che “il forte squilibrio finanziario ormai “strutturale” in cui versa l’ente e l’incapacità di far fronte alle proprie obbligazioni, nel caso non si addivenisse in tempi brevi all’attuazione dell’accordo di programma, impone l’adozione di misure che non posso escludere l’ipotesi di liquidazione dell’ente».

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