ROVIGO - Ore di tensione, fra lunedì e martedì, nel carcere di Rovigo, dove un detenuto è arrivato ad appiccare il fuoco alla propria cella nel corso di una lunga protesta, sfociata anche una prolungata baruffa con altri detenuti.
Tutto è iniziato, la mattina di lunedì, quando un detenuto, per manifestare il proprio disagio, si è presentato ad un incontro con alcuni volontari tenendo delle lamette in bocca. Lamette che ha poi usato per tagliarsi. Arrivando a sputare ad un agente intervenuto per fermarlo. Poi il tentativo di dare fuoco alla cella. E, ancora, urla, spinte, minacce, fra detenuti e con gli agenti.
«Sono state ore difficilissime per il personale della polizia penitenziaria – spiega Giampietro Pegoraro, segretario veneto e polesano della Fp Cgil penitenziari - C'è stata anche una mezza rissa fra detenuti e tutti gli agenti sono dovuti intervenire per calmare gli animi, mentre un detenuto incitava gli altri. Un collega è stato preso a sputi da un detenuto, successivamente si è anche sentito male in mezzo alla situazione di difficoltà. È una situazione intollerabile, soprattutto perché il carcere di Rovigo continua a non avere un direttore ed un comandante nominati in pianta stabile. Anche l'ultimo interpello per un nuovo direttore è andato deserto, perché la struttura di Rovigo non è appetibile, soprattutto perché, nonostante sia stata destinata ad accogliere i detenuti As3, ad alta sicurezza, resta classificata come carcere di terzo livello Il carcere di Rovigo deve cambiare fascia. Deve intervenire urgentemente il provveditore, il personale è stremato e non può più lavorare in queste condizioni, con gli ordini che, anche in momenti come quelli vissuti nei giorni scorsi, arrivavano per telefono. Chiedo aiuto anche alla politica, perché la situazione è drammatica ,e spero che anche il Prefetto si faccia carico di questo problema».
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