Gli scheletri della burocrazia lasciano opere incompiute sul territorio

Domenica 21 Marzo 2021 di Luca Gigli
Una struttura abbandonata in via Bramante a Rovigo

IL CASO - Gli “scheletri” della Commenda sono sempre lì. Vittime non solo di solite storie all’italiana, ma pure della burocrazia e delle scelte della Giustizia.
Come a tanti rodigini sarà capitato di vedere passando, seppure non sia una zona di normale transito vicino al palasport e al nuovo Pattinodromo delle Rose le strutture in tubi poste in via Bramante che dovevano rappresentare un progetto edilizio innovativo dell’Ater nato con i fondi dei Contratti di quartiere del 2004, per 2,3 milioni, ai tempi della giunta Avezzù per interventi nel quartiere e in via Baruchello. Fu con la giunta Merchiori che si decise di spostare l’intervento nell’area attuale, per 24 alloggi destinati a famiglie disagiate, anziani e giovani coppie. I lavori, infatti, erano iniziati nel 2011, rimanendo immediatamente incompiuti, fermati all’epoca dall’Ater per problemi di bilancio, innesco di una serie di difficoltà nelle quali finì anche il fallimento dell’impresa costruttrice, la Opra.
LA VERTENZA
Da allora la palla è passata soprattutto nelle aule di giustizia e continua a essere lanciata da ogni parte. Due anni fa pareva si fosse vicini a una svolta, con l’attesa di un dissequestro (perché con fondi pubblici di mezzo, ci sono aspetti non di poco conto da definire) che avrebbe dovuto portare l’Ater, presieduta all’epoca come oggi da Guglielmo Ferrarese che puntava a ripartire per fare «qualcosa di bello, destinato a dare un nuovo volto a quell’area, che permetterà di trasformare gli “scheletri” in qualcos’altro di utile e diverso». Una ipotesi che non era meglio definita e progettata, era più un obiettivo.
L’AZIENDA
Tale è rimasta, perché il dissequestro non è stato fatto e il perché lo spiega il direttore dell’Ater, Mirko Campagnolo. «Siamo arrivati alla terza perizia tecnica, perché negli anni sono cambiati tre giudici e ognuno di questi ha nominato un esperto che la rifacesse. Tale valutazione serve a definire se le strutture vadano demolite per ricostruire ex novo gli edifici che si vogliono realizzare, oppure si possano tenere e usare sempre per completare i progetti. Le prime due dicevano che andavano demolite. Ovviamente ogni parte coinvolta nel procedimento ha anche i periti di parte e noi abbiamo nominato l’ingegner Claudio Pigato».
Quali tempi si prevedono per avere una decisione in proposito? «Le conclusioni dei periti sono previste in deposito entro il 21 aprile, ma la data potrebbe anche essere rinviata, in questa situazione di emergenza sanitaria. Vedremo in quei giorni».
Ci sono rischi per lo stato della struttura? «No, sotto questo aspetto non ci sono problemi».
Il finanziamento dell’epoca c’è ancora o no? Ci sono i soldi per la demolizione, visto che del problema era stata interessata anche la Regione? «Il finanziamento di allora è stato riallocato su diversi lavori, come le ristrutturazioni in via Baruchello e altre opere. Quando questa vicenda di via Bramante si sarà chiusa, sulla base della sentenza si vedrà quanto servirà e cosa dovremo fare: una cosa è demolire, un’altra costruire inglobando. E anche chi dovrà pagare».
Opra è fallita, nel frattempo.
«L’impresa appaltatrice sì - chiude il direttore - ma i lavori erano stati fatti in subappalto e vennero eseguiti dalla Inci che è tuttora attiva e ha avuto pagamenti sullo stato di avanzamento lavori».
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