Petizione per le colonne del Borsa "coperte" dal restauro di Borsari

Venerdì 17 Settembre 2021 di Alessandro Garbo
L'interno del Bar Borsa durante il restauro
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ROVIGO - Non si placa la polemica sui pilastri coperti al Caffè Borsa di Rovigo, durante i lavori in vista della nuova riapertura affidata a Borsari, azienda badiese che ha deciso di investire sullo storico locale del centro. A Castelmassa è stata avviata una raccolta firme per tutelare i rivestimenti delle colonne, che hanno visto protagonista negli anni '50 un illustre concittadino.

A toccare l‘argomento la questione è l’insegnante locale Grazia Brunelli, che si sta battendo tramite un frequente passaparola sui social: «Mi auguro che la discussione intorno ai pilastri coperti serva anche a far luce sul ruolo svolto nell’impresa dai docenti dell’istituto d’arte di Castelmassa. A occuparsi della realizzazione delle complesse decorazioni a smalto fu in primo luogo Enzo Ciorba, nato a Viterbo nel 1917 e morto a Castelmassa nel 1972.

Specialista del ferro battuto e dello sbalzo, nei primi anni 50 Ciorba aveva condotto una personale sperimentazione sulle tecniche degli smalti a fuoco, che portò all’introduzione dell’insegnamento tra i programmi a scuola. Grazie a lui fu acquistato un forno adatto al genere di lavorazioni. L’abile artista artigiano vantava importanti committenze in ambito ecclesiastico e tre Biennali di Venezia nel settore delle arti applicate».

ARTISTI COINVOLTI
È stretto il legame tra il locale di Rovigo e la prestigiosa scuola di Castelmassa. «Dell’impresa del Caffè Borsa si occupò un altro insegnante proveniente dal prestigioso istituto di Castelmassa, fondato nel 1889 come Scuola d’arti e mestieri, dal 1907 Regio Istituto d’arte e oggi liceo artistico Munari. Bruno Santini fu scultore, docente di disegno e maestro nella lavorazione dei metalli, insegnante in numerose scuole d’arte, esperto di smalti, lacche e metalli preziosi - evidenzia ancora Brunelli - è probabile che a Rovigo sia intervenuto Rino Brunelli, nato a Castelnovo Bariano nel 1933 e morto a Castelmassa nel 2009, esperto di metalli e oreficeria, all’epoca allievo di Ciorba e suo erede nell’insegnamento degli smalti, e non è escluso ci abbia messo lo zampino anche Ermes Simili, massese nato nel 1923 e scomparso nel 2014, noto artista, incisore e docente, grande amico di Ciorba. Oltre alle invenzioni dei validi padovani Sartori e Saccardo, dunque, queste opere raccontano un pezzettino della storia del nostro glorioso istituto d’arte, che ha formato nelle tecniche artistiche straordinari artigiani e valenti artisti. Dell’uno e degli altri varrebbe la pena raccontare, anziché nasconderne la memoria dietro un pannello di cartongesso».

LA LETTERA
L’appello per tutelare i rivestimenti del Borsa è stato sottoscritto dagli eredi discendenti Roberta Ciorba, Luisa Malatesta, Paola Pizzi e Caterina Saccardo, indirizzato al Comune di Rovigo, alla Camera di commercio, al Soprintendente per i beni culturali di Verona e ai presidenti delle sezioni rodigine di Italia nostra e Fai. Nella missiva i famigliari utilizzano parole forti «affinché questo ingiustificabile scempio sia fermato e ripristinato lo stato precedente, per assumere le eventuali azioni previste dal codice di tutela dei beni culturali».

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