Crisi e difficoltà di accesso al credito: 562 aziende polesane sono a rischio usura

Lunedì 5 Settembre 2022 di Francesco Campi
i finanzieri al lavoro

ROVIGO - Sono circa un mezzo migliaio le imprese polesane che potrebbero finire nella morsa dell'usura. La stima arriva dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre, che parla di «rischio concreto» per quelle realtà, «prevalentemente imprese artigiane, esercenti, attività commerciali o piccoli imprenditori che sono “scivolati” nell’area dell’insolvenza e, conseguentemente, sono stati segnalati dagli intermediari finanziari alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia: di fatto, questa “schedatura” preclude a queste attività di accedere a qualsiasi altro prestito. È bene ricordare che gli imprenditori che “finiscono” in questa black list della Banca d’Italia non sempre lo devono a una cattiva gestione finanziaria della propria azienda.

Nella maggioranza dei casi, infatti, questa situazione si verifica a seguito dell’impossibilità da parte di molti piccoli imprenditori di riscuotere i pagamenti dei committenti o per essere “caduti” in un fallimento che ha coinvolto proprio questi ultimi».

Anche se Bankitalia specifica che la Centrale dei Rischi non è una lista di "cattivi pagatori", vero è che chi si trova classificato come insolvente vede inesorabilmente chiudersi le porte degli istituti finanziari. Una situazione che, secondo le elaborazioni Cgia, al 31 marzo scorso in provincia di Rovigo riguardava 562 imprese. Un numero in calo rispetto al 31 marzo 2021, quando ne erano state contate 746. Una flessione pari a quasi il 25%, leggermente superiore alla media regionale, con il dato che vede le imprese in sofferenza passate dalle 12.234 dello scorso anno alle 9.575 di quest'anno, pari al -21,7%. La fase più nera della crisi dovuta alla pandemia sembrava superata. Ma ora una nuova minaccia incombe. Purtroppo, infatti, gli ulteriori pesanti rincari energetici previsti nei prossimi mesi rischiano di far crescere nuovamente il numero di realtà imprenditoriali, soprattutto di piccole dimensioni, che potrebbero precipitare nell'area grigia dell'insolvenza e che, trovandosi con le spalle al muro per l'impossibilità di reperire liquidità, potrebbero cedere alla tentazione di accettare offerte che in un momento di difficoltà sembrano una mano tesa, salvo poi scoprire che quella mano si stringe poi al collo, togliendo sempre più ossigeno. Fra l'altro, la moratoria dei debiti per le Pmi, introdotta dal 2020 per contrastare la crisi pandemica, che ha aumentato notevolmente lo stock complessivo dei prestiti erogati alle attività produttive, dopo svariate proroghe rischia di arrivare a conclusione, salvo nuove proroghe, il 31 dicembre prossimo.

Una situazione potenzialmente esplosiva. «La nostra attenzione è sempre alta, ancor più in una simile congiuntura», rimarca il il colonnello Antonio Morelli, comandante provinciale della Guardia di Finanza. «Ovviamente – spiega – i dati aggregati non dicono molto, vanno sempre elaborati ed attualizzati. Per il momento Rovigo si è sempre contraddistinta, per sue caratteristiche peculiari, come una zona con numeri meno intensi rispetto ad altre province del Veneto. Anche i casi del recente passato si sono presentati come fenomeni spesso a carattere locale e individuale. Tuttavia, questo non ci fa certo abbassare la guardia, anzi dobbiamo stare tener ancor più alta la guardia per evitare che questo tipo di fenomeni possano intaccare il tessuto sociale ed economico sano del Polesine. Dal punto di vista operativo, oltre agli approfondimenti investigativi sulla base di segnalazioni di operazioni sospette generate dal sistema finanziario per finalità di prevenzione antiriciclaggio, attraverso i nostri sistemi innovativi, che ci consentono l'incrocio di dati, riusciamo a svolgere anche un'azione di prevenzione. Anche per questo spesso ci muoviamo a livello regionale interagendo in sinergia».

Ultimo aggiornamento: 6 Settembre, 10:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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