Influenza Aviaria, otto focolai scoperti in provincia di Rovigo. Attenzione alta dopo i contagi umani mortali in Cina e Cambogia

Martedì 7 Marzo 2023 di Francesco Campi
Influenza Aviaria, otto focolai scoperti in provincia di Rovigo

ROVIGO - Otto casi di influenza aviaria accertati in Polesine fra novembre e febbraio. Cinque in uccelli selvatici e tre in allevamenti avicoli. Non particolarmente confortante, se si considera che passata la grande paura per il Covid-19, si affaccia la preoccupazione per la "vecchia" aviaria dopo le notizie dei nuovi contagi umani in Cambogia, dove ha perso la vita una bambina di 11 anni, e in Cina. In realtà, l'ultima epidemia di influenza aviaria ad alta patogenicità, in sigla Hpai, è iniziata già nel 2021 ed è la più grande finora mai osservata in Europa, dove si era affacciata a più riprese dal 2005. Come sottolinea l'Istituto zooprofilattico delle Venezie, che è Laboratorio di referenza europeo per l'influenza aviaria, «solo tra giugno e settembre 2022 è stato segnalato in Europa un numero mai registrato prima di casi di infezione da virus ad alta patogenicità di influenza aviaria in volatili selvatici e domestici.

Come riporta il comunicato ufficiale di Efsa, 788 casi di virus Hpai in 16 Paesi dell'Ue e nel Regno Unito. L'insolita persistenza negli uccelli selvatici si è protratta per tutta l'estate verificandosi in 15 Paesi europei».


I CONTAGI
Da settembre al 28 dicembre, data di ultimo aggiornamento per quanto riguarda il pollame domestico, in tutta Italia sono stati scoperti e gestiti 30 focolai, 19 dei quali in Veneto, la regione più colpita seguita dalla Lombardia con sette, uno dei quali nella vicina Mantova, dall'Emilia-Romagna con tre, due dei quali proprio al di là del Po, a Ferrara, e uno in Friuli-Venezia Giulia. Dei casi veneti, tre sono quelli in provincia di Rovigo: due sono a Porto Viro, un allevamento di galline ovaiole dove il contagio è stato scoperto il 7 novembre, con l'estinzione avvenuta già il 15 novembre e la chiusura della sorveglianza il 15 dicembre, e un allevamento di polli da carne, dove la positività al virus è stata accertata il 15 novembre e dopo la soppressione, la sorveglianza è stata chiusa il 22 dicembre. Il terzo focolaio, invece, in un allevamento multispecie rurale, "da cortile", a Lendinara, emerso il 25 novembre, la sorveglianza chiusa il 27 dicembre. Per quanto riguarda gli uccelli selvatici, il bollettino è aggiornato al 28 febbraio e riporta 105 casi. Anche in questo ambito la regione con il maggior numero di positività è il Veneto, con 45 uccelli risultati contagiati, seguita dall'Emilia Romagna con 26 e dalla Lombardia con 22. In Polesine i casi sono cinque: un fischione catturato il 2 dicembre a Ca' Pisani, sempre a Porto Viro, un germano reale catturato il 4 gennaio a Rosolina, un altro fischione trovato il 5 gennaio a Ca' Zuliani nel territorio di Porto Tolle, un cigno reale la cui positività è stata accertata il 10 gennaio, e un gabbiano, recuperato il 9 febbraio a Occhiobello.


SORVEGLIANZA
L'Istituto zooprofilattico delle Venezie evidenzia come «l'evoluzione della situazione dell'influenza aviaria a livello globale negli ultimi mesi ha sollevato una certa preoccupazione fra la comunità scientifica internazionale. Dopo i casi confermati di trasmissione del virus H5N1 ad alta patogenicità dagli uccelli in alcune specie di mammiferi, Oms e Woah hanno invitato tutti i Paesi a innalzare il livello di allerta sull'arrivo di una nuova pandemia di influenza nella popolazione umana sostenuta da un virus di origine aviare. In Italia la circolazione del virus H5N1 fra gli uccelli selvatici è in aumento, con il rischio che questi possano trasmettere il virus agli allevamenti avicoli. Il ministero della Salute ha diramato pochi giorni fa una nota, indirizzata a tutti i Servizi veterinari regionali e agli Istituti Zooprofilattici italiani, in cui ravvisa la necessità di rafforzare la sorveglianza dei volatili selvatici e l'applicazione delle misure di biosicurezza negli allevamenti avicoli. I virus aviari non sono in grado di contagiare con facilità l'uomo, nella maggior parte dei casi le infezioni sono avvenute in persone a stretto contatto con volatili infetti in aree molto povere, in condizioni di forte pro­miscuità e scarsa igiene, senza un'opportuna consapevolezza della presenza del­la malattia e dei rischi ad essa associati».

Ultimo aggiornamento: 10:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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