Autodromo, siluro all'asta di giovedì, l'ex gestore: «Non possono vendere nulla»

Mercoledì 30 Marzo 2022 di Guido Fraccon
Il sequestro dell'autodromo, 2 mesi e mezzo fa

ADRIA - «Noi siamo ancora qui, pronti a ripartire. In questi due mesi e mezzo siamo stati supportati dalle attestazioni di stima del mondo motoristico e degli imprenditori del settore della ristorazione. Non siamo rimasti contenti però delle affermazioni delle autorità locali e provinciali. In situazioni come queste si dovrebbero ascoltare tutte le parti». Non ha usato giri di parole Mario Altoè, amministratore di Bioitalia, ex gestore dell’Adria International Raceway, ed ex direttore dell’autodromo, chiamando in causa in primis il sindaco di Adria, Omar Barbierato. Lo ha fatto ieri, in conferenza stampa, all’american bar Terrazza, alla quale sono stati invitati tutti i sindaci del Delta e il presidente della Provincia. In sala c’erano solo i consiglieri comunali di Adria Massimo Barbujani, Paolo Baruffaldi e Emanuela Beltrame ed i politici locali Federico Simoni (Il Cantiere) e Christian Lazzarin (Fdi) oltre ad alcuni portatori di interesse. Non era presente nessuno dell’amministrazione, né altri esponenti di altre comunità.

L’”EQUIVOCO”

«Su questa vicenda - ha rimarcato l’avvocato di Bioitalia, Giuseppe Cavallaro - c’è troppa gente che parla senza sapere e senza chiedere nulla». Il punto è che in tutte le riunioni organizzate finora, a tutti i livelli, non sarebbero mai stati invitati né Bioitalia, né la famiglia Altoè. «Ricordo - ha detto il legale - che le ex Canossiane e l’autodromo non sono proprietà di Darma (il fondo di gestione che ha chiesto il fallimento di F&M, precedente gestore della struttura, ndr.) ma di Bioitalia, in forza di un preliminare firmato nel 2016 tra Darma e Bioitalia, con l’avallo di Banca d’Italia, a fronte di una caparra di un milione e mezzo di euro. Poi Darma ha deciso di recedere da quel preliminare». La situazione sarebbe sotto la lente d’ingrandimento di Banca d’Italia e della Consob. 

L’AFFONDO

«Sento dire dal sindaco - ha puntualizzato Cavallaro - che prossimamente la struttura si potrà vendere o affittare. È falso, non possono far niente. Non possono neppure vendere all’asta i beni mobili, giovedì. Chi acquista, dovrà restituirli. Stanno vedendo beni che non sono loro». Cavallaro ha chiamato in causa presunti “poteri forti” e volontà di distruggere quanto finora è stato costruito. «Il blitz del 17 gennaio - ha precisato - è stata per noi una sorpresa. Era già stata stabilita una road map per il rilascio, senza alcun clamore. Invece si sono presentati con dieci pattuglie e hanno creato il caos. Anche domani, se Darma vuole, Bioitalia è pronta a ritornare a gestire la pista o firmare il rogito dal notaio per dare seguito al preliminare. Abbiamo invitato il sindaco a parlare con noi, ma non abbiamo mai ottenuto risposte. Darma, inoltre, ha i giorni contati».

MOZIONE IN REGIONE

Ieri in Consiglio regionale è stata approvata all’unanimità la mozione della consigliera Lega-Liga Veneta, Laura Cestari. «Da metà gennaio - ha rilevato Cestari - l’autodromo si trova sotto sequestro. Ciò comporta una gravissima perdita per chi vi lavora e per l’indotto. La scorsa settimana le esigenze del territorio sono state ribadite nel corso di un flash mob pacifico davanti alla Provincia e alla Prefettura. L’asta per la vendita dei beni è fissata per domani. La speranza è che un gruppo di investitori acquisti lotti per lasciare attivo l’autodromo. Sollecitiamo quindi un intervento del mondo imprenditoriale che dia nuova vita a un sito che rappresenta il Polesine».
 

Ultimo aggiornamento: 16:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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