Toccava la nipotina affidatagli dai genitori, lo zio orco condannato a 4 anni

Giovedì 17 Marzo 2022 di Francesco Campi
Un'auto dei carabinieri

DELTA - Un bambina di nemmeno 10 anni, su cui il fratello del nonno, ultrasettantenne ha allungato le mani con toccamenti più che equivoci. Più di una volta, quando la piccola veniva lasciata a casa sua, l’avrebbe costretta a sedersi sopra di lui, toccandola in mezzo alle gambe, strusciandosi, appoggiando le proprie parti intime sulla pancia della bimba. Tutto sopra i vestiti, ma non per questo senza un portato pesante, soprattutto perché la vittima stessa ha percepito la “stranezza” di queste carezze e strusciamenti.

Tanto da raccontarlo in modo insicuro, senza malizia ma con una forma di turbamento. Tuttavia, in un primo momento, quando la piccola ha riferito quello che le avrebbe fatto lo zio, i genitori non l’hanno nemmeno presa sul serio. 


Una cosa del genere sembrava impossibile. Poteva solo essere frutto della sua fantasia, qualcosa che era stato male interpretato dalla mente bambina. Invece, ieri lo zio, ultrasettantenne, è stato riconosciuto colpevole del reato di atti sessuali su minore dal giudice per le udienze preliminari Raffaele Belvederi venendo condannato in abbreviato a 4 anni e 2 mesi, già comprensiva della riduzione di un terzo in virtù del rito scelto. È stato anche condannato a pagare una provvisionale di 15mila euro a titolo di risarcimento nei confronti della vittima e di 7.500 a ciascuno dei due genitori, tutti assistiti dall’avvocato Fulvia Fois. I fatti risalgono alla fine dell’estate 2020, fra agosto e ottobre. 


VICENDA PENOSA
La ricostruzione di quanto accaduto non è stata semplice. I primi a doversi convincere erano proprio i genitori della bambina, ma le affermazioni della figlia hanno poi trovato riscontri e, dentro di loro, è cresciuto il terribile dubbio che fosse tutto vero. Si sono così rivolti all’avvocato Fois, che li ha accompagnati nel percorso non semplice di consapevolezza, fino alla scelta di denunciare il proprio familiare e di costituirsi parte civile. Le delicate indagini sono state svolte dai carabinieri della compagnia di Adria e coordinate dal sostituto procuratore Valeria Motta. 
La bambina è stata sentita in audizione protetta nella forma dell’incidente probatorio, secondo quanto previsto per questo tipo di indagini. «Non si può parlare di vittoria – spiega l’avvocato Fois - ma si tratta certo di un risultato importante. Non va a sanare la deflagrazione interiore della bambina, che nulla sa dell’udienza che c’è stata, ma è pur sempre una sentenza che ha fatto chiarezza in tempi brevi. E che è importante, lo hanno ripetuto i genitori, che mi hanno ringraziato per averli affiancati e mi hanno chiesto di rivolgere il loro invito a quanti si trovino in situazioni analoghe a farsi coraggio, andare fino in fondo senza fermarsi di fronte a qualcosa che magari può apparire assurdo o doppiamente doloroso, a trovare la forza di denunciare anche un familiare cui si vuole bene che abbia commesso simili atti su un bambino. Se ci sono sospetti, bisogna sempre verificare, accertarsi e intervenire. Sia per evitare che queste condotte si possano ripetere, con effetti sempre più pesanti, sia perché quando i bambini crescono e diventano grandi, il loro tormento interiore può aggiungere alle conseguenze psicologiche di quanto subito anche il pesante fardello del non essere stato creduto e difeso dai propri genitori».

Ultimo aggiornamento: 17:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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