Assassinio Paula Burci, confermata la condanna all'ergastolo per Sergio Benazzo

Venerdì 24 Luglio 2020 di Francesco Campi
Paola Burci e Sergio Benazzo
ROVIGO - Anche quando l’assoluzione sembrava essere già scritta, un nuovo colpo di scena: la Corte d’Assise d’Appello di Venezia, dopo l’annullamento con rinvio della precedente condanna da parte della Cassazione e dopo la richiesta di assoluzione, per la seconda volta, da parte del procuratore generale, ha emesso una nuova sentenza di condanna all’ergastolo per Sergio Benazzo, il 44enne idraulico di Villadose, nuovamente riconosciuto colpevole, in concorso, dell’omicidio della 19enne Paula Burci, la “prostituta bambina”, il cui cadavere carbonizzato era stato trovato a Zocca di Ro, il 24 marzo 2008. È la quinta volta che una corte si pronuncia in questo modo, perché la storia di questo processo è stata costellata dai colpi di scena e l’udienza di ieri non ha fatto eccezione. QUINTA CONDANNA Insieme alla sua ex compagna Gianina Pistroescu, infatti, Benazzo era già stato condannato all’ergastolo in primo e secondo grado a Ferrara ed a Bologna. Poi, nel luglio 2014, la Cassazione ha azzerato tutto per incompetenza territoriale, rinviando a Rovigo perché in Polesine sarebbe iniziato il massacro. Anche a Rovigo, e poi a Venezia, sono arrivate due nuove condanne per entrambi. Con quella a Benazzo, annullata a febbraio dalla Cassazione, sostanzialmente perché tutto l’impianto accusatorio poggia sulle dichiarazioni di Jana Serbanoiu, che aveva diviso la cella in un carcere romeno con la Pistroescu ed ha riferito una confessione che questa le avrebbe fatto, raccontando dettagli giudicati conoscibili solo a chi effettivamente fosse stato presente all’omicidio. LA VICENDA Paula Burci si sarebbe prostituita alla Locanda Valmolin, sfruttata da personaggi mai individuati. Gli stessi che l’avrebbero massacrata di botte, quando lei, ribellandosi, sarebbe fuggita a Villadose, da Benazzo, che l’aveva ospitata nel periodo precedente insieme a Gianina, che le accompagnava entrambe a prostituirsi in strada, in zona Fiera, a Ferrara. L’omicidio della 19enne è stato efferato: colpi di martello sul viso, fino a farle saltare i denti e romperle il naso, calci, pugni, martellate e ferite d’arma da taglio al petto, forse con un forcone. Poi, le fiamme. Il pestaggio, secondo le sentenze, sarebbe stato commesso alla presenza e con la partecipazione di Benazzo e della Pistroescu. A casa dell’idraulico, tuttavia, gli inquirenti non hanno trovato tracce di sangue nemmeno con il “Luminol”. Per due volte il procuratore generale della Corte d’Appello di Venezia ha detto che le prove a carico di Benazzo non erano sufficienti. Ma la sentenza è stata in entrambi i casi di condanna. Ieri la Corte ha prima tentato di sentire la testimonianza della Pistroescu, per la quale la condanna è divenuta definitiva, ma lei, accompagnata nell’aula bunker di Mestre dal carcere di Bologna, si è rifiutata, limitandosi a proclamare la propria innocenza. Ora spetterà nuovamente alla Cassazione pronunciarsi, perché l’avvocato Francesca Martinolli, che difende strenuamente Benazzo preannuncia già ricorso per l’ottavo grado di giudizio. «Sono senza parole, non c’è niente contro di lui ed è stato disatteso quanto sancito dalla Cassazione», commenta a fine udienza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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