Non piove e i campi hanno sete: l'anno nero dell'agricoltura polesana

Venerdì 29 Maggio 2020
Non piove e i campi hanno sete: l'anno nero dell'agricoltura polesana
ROVIGO - “Mai vista una stagione così arida”. Chi parla è il presidente di Confagricoltura Stefano Casalini. La pioggia caduta di ieri notte è stata solo una spruzzata di pochi millimetri su tutto il Polesine. Non nasconde la propria preoccupazione il presidente dei confagricoltori locali.

“Chi ha potuto ha cominciato a irrigare a inizio aprile – spiega -. I trattamenti post-emergenza sulla bietola non irrigata non sono stati assorbiti dalle infestanti. I grani non irrigati sono inferiori in altezza di 10-15 centimetri rispetto a quelli irrigati. L’orzo sta già imbiondendo, mentre ancora non è stato possibile seminare la soia, per il mais è stato addirittura necessario rifare la semina. Finora il granoturco riesce a sopravvivere per le temperature non ancora alte, ma se non si può fornirgli concime, e acqua con cui sciogliere il concime, proprio in questo periodo in cui la pianta è ad altezza ginocchio e si forma la spiga, la produzione sarà compromessa”.

Per il presidente di Confagricoltura si salveranno in parte solo i raccolti di chi è partito subito con l’irrigazione “ma ha già utilizzato il gasolio a prezzi agevolati che sarebbe servito in estate”.

La siccità avrà effetti devastanti anche sulla produzione di frutta. Disastrose le previsioni per il kiwi: Giorgio Ferrighi, produttore di Giacciano con Baruchella, stima perdite dal 50 al 90 per cento, anche a causa della gelata di aprile che, spiega il frutticoltore: “Ha letteralmente bruciato la gemma apicale”.

E poi manca l'acqua. Fabio Arzenton agricoltore di Sant’Apollinare da 15 giorni irriga con l’acqua che riceve dall’Adigetto dall’Adige: se non pioverà entro la prima di metà giugno, il livello del fiume si abbasserà e, quando arriverà sotto la quota di 80 metri cubi al secondo, non si potrà più prelevare l’acqua.
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