Agricoltori contro l'ara crematoria: «Impianto inquinante su una zona di colture d'eccellenza»

Venerdì 10 Marzo 2023 di Enzo Fuso
Un impianto crematorio del Triveneto

VILLANOVA DEL GHEBBO - «I provvedimenti relativi all’impianto crematorio di Villanova del Ghebbo, che, secondo i piani dell’Amministrazione dovrebbe venire realizzato in via Biagi, presentano lacune e incongruenze. Siamo perplessi rispetto ad un’opera, classificata come industria insalubre di prima classe, che sorgerebbe in un contesto connotato da orti, frutteti e apicoltura». Cia Rovigo esprime forte preoccupazione, per una struttura giudicata ad alto impatto inquinante. E che sarebbe calata nella zona dell’insalata di Lusia Igp, oltre che dello storico Mercato ortofrutticolo di Lusia. Cia ricorda che, stando ai primi progetti, a Villanova verrebbero bruciate almeno 4.000 salme all’anno, una decina al giorno, con conseguente liberazione nell’aria di agenti inquinanti. Si verificherebbe, inoltre, un aumento esponenziale del traffico veicolare e, di conseguenza, un incremento dei valori delle polveri sottili. “Dall’esame del Piano di assetto del territorio intercomunale e della Valutazione ambientale strategica – sottolinea il presidente di Cia Rovigo, Erri Faccini – emerge la chiara vocazione agricola, sia delle aree interessate al progetto che del centro abitato di Villanova del Ghebbo, incompatibile con la costruzione di un impianto crematorio».

La struttura, inoltre, non rispetterebbe quanto previsto da uno specifico provvedimento regionale, la delibera del Consiglio 32 del 26 febbraio 2019, che recita: “È ammesso un nuovo impianto ad almeno 50 km da un altro già funzionante”. Quello di Villanova del Ghebbo, qualora venisse realizzato, si troverebbe a 22,2 km dall’impianto di Copparo, a 23,8 km da quello di Ferrara e 41,9 km da quello di Padova. «Verrebbe cioè a collocarsi in un contesto già coperto – aggiunge Faccini – E non riuscirebbe nemmeno a soddisfare il criterio dell’efficienza, dato che una struttura del genere dovrebbe inserirsi in un bacino di 500mila residenti, come indicato dalla normativa in materia: l’intera provincia di Rovigo conta poco più di 227mila abitanti». «Siamo molto preoccupati per i risvolti negativi che quest’opera potrebbe avrebbe sulle eccellenze del territorio e sul settore primario in generale - conclude il presidente - Tutto il Polesine, e in particolare la zona compresa fra Lusia e Villanova del Ghebbo, è marcatamente a destinazione agricola: non possiamo permettere che la nostra identità venga deturpata».

GUERRA DI COMUNICATI

Intanto è guerra di comunicati fra il sindaco di Villanova, Gilberto Desiati, e i fautori del “no” all’impianto. All’ultima nota del fronte del “no”, il sindaco ha risposto con una e-mail controbattendo le tesi della parte avversa. Innanzitutto Desiati precisa che l’ara crematoria non è stata una novità dell’ultima ora, ma era inserita nel programma elettorale del 2019, con progetto presentato già nel 2018. «I comitati e le associazioni - osserva il sindaco - mi sembra non valutino i programmi, ma si facciano avanti solo quando un iter è al termine. Per quanto riguarda la questione Pm 10 bisognerebbe intervenire sulle vere cause: riscaldamento, camini, stufe. Anche il traffico veicolare ha il suo ruolo ma dalla tecnologia stanno venendo delle soluzioni. In ogni caso le emissioni dell’impianto sono risibili, tanto che ci sono le autorizzazioni di Arpav, Regione Veneto, Direzione Sanità. A Ferrara l’ara crematoria si trova presso la Certosa, a due passi da Palazzo dei Diamanti, a Spinea nei pressi di una parrocchia, a Copparo vicino a villette e frutteti. Poichè la scienza ammette sempre il dubbio, ho allertato Arpav e Regione su quanto riportato nel documento del fronte del “No”. Vedremo chi è nel torto».
 

Ultimo aggiornamento: 08:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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