ADRIA - Un “torrente” lungo l’asse centrale di Adria.
Dopo il guasto verificatosi nelle prime ore di venerdì, che ha lasciato senz’acqua fino alle prime ore del pomeriggio quasi tutta la comunità del Groto, intorno all’1 di ieri, a pochi metri dal punto della prima rottura, c’è stato un secondo e più grave cedimento dell’acquedotto. Il liquido è fuoriuscito da un chiusino e ha allagato un lungo tratto di corso Vittorio Emanuele II; non solo, è filtrato sotto porte e portoni ed ha creato un velo sul pavimento di alcune fra rivendite e abitazioni. Più di qualcuno è sceso a verificare.
PERDITE E POLEMICHE
Il peggio è stato evitato grazie ad Adria Shopping. La squadra dei commercianti, guidata dalla vicepresidente Barbara Biasioli, stava sistemando le ultime cose, dopo le animazioni di venerdì sera, legate ad Adria d’estate, quando ha notato la grossa perdita e, assieme alla Polizia Locale, ha prontamente avvisato i vigili del fuoco. Biasioli e il suo staff sono rimasti a disposizione fino alle 2 del mattino (arrabbiandosi poi quando sul profilo Facebook del Comune i meriti dell’arginamento sono stati ascritti ad altri). Solo alle 2.30 la rottura è stata circoscritta. È andata un po’ meglio in altre zone della città dove i disagi sono stati ridotti.
«Sembrava un film - ha riassunto Barbara Biasioli -
"Ringrazio i vigili del fuoco, la Polizia loocale, Acque Venete, Biasioli e Adria Shopping,
RETE COLABRODO
Che la rete idrica adriese, nel suo complesso, sia un colabrodo è noto da almeno 30 anni. La situazione era stata ben evidenziata nel 2004 da una commissione consiliare che aveva preso in esame i rapporti tra l’ex gestore del servizio idrico, Acque Potabili, e la comunità del Groto. Nella relazione stilata dai commissari si puntava il dito sul pessimo stato della rete, che causava pesanti perdite che finivano con l’incidere sui costi e quindi rendeva onerosa la bolletta pagata degli utenti. Acque Potabili allora veniva accusata di violazione della carta del servizio idrico, di aumento della manutenzione ordinaria, di scarsa efficienza del servizio, di problemi di erogazione in termini di portata e di qualità. Qualche anno dopo, nel 2006, grazie ai consiglieri Giovanni Giribuola e Dante Bordin, si scoprì che le tariffe applicate agli utenti adriesi da Acque Potabili erano più care rispetto a quelle di altre realtà provinciali. Gli utenti pagavano l’acqua per uso domestico molto di più a causa dei diversi criteri adottati riguardo tariffe e le fasce di consumo.
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