Mamma strangolata sotto gli occhi della figlia. Lo Coco non ricorda

Sabato 21 Novembre 2020 di Francesco Campi
Giulia Lazzari e Roberto Lo Coco

ADRIA - «In diversi giochi ha rappresentato scene familiari. In uno ha parlato del papà-mostro che arrivava di notte e la terrorizzava, in un altro ha simulato un interrogatorio nel quale faceva simultaneamente il poliziotto, che chiedeva “perché hai fatto male alla mamma e l’hai strozzata?”, e il padre, che rispondeva: “Scusa scusa perché ti ho strozzata? Ma lei non diceva niente”. In un altro gioco, con voce alterata, imitando il padre, ripeteva: “Allora non vuoi ballare con me questa sera?”. Poi si è buttata a terra dicendo: “Sono strozzata, sono strozzata”».
Questo il doloroso racconto dell’operatrice della comunità che ha accolto la figlia di Giulia Lazzari e Roberto Lo Coco, che aveva quattro anni quando, l’8 ottobre di un anno fa il padre ha strangolato la moglie, appena 23enne. È stato uno dei momenti più intensi dell’udienza di ieri del processo che vede Lo Coco accusato di omicidio volontario, aggravato dal vincolo coniugale, dalla premeditazione e anche, appunto, dalla presenza della figlia minore.
BIMBA TESTIMONE
Secondo accusa e parti civili, in particolare dall’avvocato Cecilia Tessarin che assiste la bambina nel processo, quanto riferito dall’operatrice sarebbe la prova della presenza della piccola al momento della tragedia, mentre secondo la difesa del 29enne, affidata all’avvocato Enrico Belloli di Milano, si tratterebbe di espressioni influenzate anche da quanto sentito successivamente, visto che queste affermazioni sono state raccolte mesi dopo. Nel corso dell’udienza è stato ascoltato anche lo stesso Lo Coco, in videoconferenza dal carcere di Verona dove è detenuto. 
ABBRACCIO MORTALE
Il suo racconto, in buona sostanza, si è fermato a prima del fatto, perché ha detto di ricordare che, mentre la moglie si stava preparando per andare al lavoro, le si sarebbe avvicinato chiedendole un abbraccio e poi nulla più fino a quando non ha tentato il suicidio. Di fronte alla Corte d’Assise del Tribunale di Rovigo, si è dibattuto anche sulla capacità d’intendere e volere di Lo Coco, come del resto già in sede preliminare, quando era stato sottoposto a perizia psichiatrica per valutarne la capacità di stare in giudizio. Per i consulenti di accusa e parti civili, Luciano Finotti e Diego Arsie, risulterebbe pienamente capace, mentre per il consulente della difesa, Emanuele Toniolo, la sua capacità risulterebbe scemata dalla sua tossicodipendenza e da altri aspetti psichiatrici. Ieri è stata sentita anche lla sorella di Giulia, Deborah, che aspetta una bambina alla quale ha già deciso di voler dare il nome della sorella, parte civile insieme ai genitori con l’avvocato Enrica Fabbri, mentre i tre zii di Giulia si sono affidati all’avvocato Luca Azzano Cantarutti. Il 15 gennaio ci sarà la discussione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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