Coimpo, condanne confermate per la strage di 8 anni fa in cui morirono 4 operai

Lunedì 7 Marzo 2022 di Francesco Campi
I soccorsi davanti all'impianto Coimpo dove sono morti 4 operai il 22 settembre 2014

ADRIA (ROVIGO) - La sentenza di primo grado del processo sulla più grave tragedia sul lavoro in Polesine dei giorni nostri, il 22 settembre 2014, quando durante lo sversamento di acido solforico nella vasca D dell’impianto Coimpo-Agribiofert si sprigionò la nube tossica che uccise Nicolò Bellato, Paolo Valesella, Marco Berti e Giuseppe Baldan, pronunciata il 29 ottobre 2019 dal giudice Nicoletta Stefanutti, è stata sostanzialmente confermata in appello, anche se parte delle pene sono state cancellate dal sopraggiungere della prescrizione. E non uno “sconto” di poco conto, visto che il totale delle pene per i sei imputati condannati per omicidio colposo plurimo, getto pericoloso di cose e violazione delle norme in materia ambientale, è passato da 31 anni e 9 mesi a 20 anni e 10 mesi.

SCURE PRESCRIZIONE
La sentenza pronunciata ieri dalla Prima sezione penale della Corte d’Appello di Venezia, che ha confermato l’impianto del giudizio di primo grado, ha visto ridefinita la pena nei confronti di Gianni Pagnin, presidente del cda Coimpo, da 7 anni e 8 mesi in 6 anni e 4 mesi, a Mauro Luise, direttore tecnico della Coimpo e dirigente di fatto della Agribiofert, da 6 anni e 6 mesi in 5 anni e 4 mesi, ad Alessia Pagnin e Glenda Luise, entrambe nel cda Coimpo, da 3 anni e 9 mesi in 2 anni e 5 mesi ciascuna.

A Rossano Stocco, legale rappresentante della Agribiofert, ed a Michele Fiore, dirigente di fatto di Agribiofert, sono state anche riconosciute le circostanze attenuanti, così che per il primo la pena è stata ridefinita da 3 anni 4 mesi in 2 anni e 3 mesi, mentre per il secondo da 3 anni e 9 mesi in 2 anni con la sospensione condizionale. Confermata integralmente la condanna al pagamento degli oltre 2,1 milioni di provvisionali alle parti civili e confermate anche le due assoluzioni, respingendo il ricorso avanzato dalla Procura di Rovigo, nei confronti di Alberto Albertini, legale rappresentante della Psc Prima, la ditta del trasporto di acido solforico di cui era dipendente Baldan, e Mario Crepaldi, dipendente e preposto della Coimpo. 


PROCESSO BIS
Sempre ieri la Corte di Appello ha sentenziato anche sul “Coimpo bis”, lo stralcio relativo ai “fanghi sporchi”, cuore dell’inchiesta della Dda di Venezia, incentrato sull’accusa di traffico illecito di rifiuti, per la quale il 10 dicembre 2017, con l’operazione “Nemesi”, era scattato l’arresto delle sei persone ritenute a capo di Coimpo e Agribiofert e quindi gli artefici dell’ipotizzata gestione abusiva di fanghi civili e agroindustriali ed altri rifiuti speciali, non sarebbero stati sottoposti alle regolari e corrette procedure di recupero, venendo così illecitamente smaltiti in campagna. A processo si trovavano solo Gianni Pagnin e Mauro Luise, perché le rispettive figlie, nonché Stocco e Crepaldi avevano patteggiato pene di 8 mesi ciascuno, 10 Crepaldi, mentre nei confronti delle due figure apicali dell’impianto di Ca’ Emo era stata posta come condizione necessaria per il patteggiamento con sospensione condizionale della pena la bonifica dei terreni agricoli oggetto degli spandimenti non a norma.
L’11 dicembre 2019 il giudice Laura Contini aveva condannato Pagnin e Luise a 3 anni ciascuno, mentre ieri, in appello, la pena è stata ridotta a 2 anni e 6 mesi, perché sono stati assolti per le accuse relativi ai fatti commessi fino al 25 agosto 2014 e quelli successivi al primo ottobre 2016. Nonostante questo, la sentenza d’appello ha modificato anche l’entità della provvisionale stabilita nei confronti del Comune di Adria, aumentandola da 10mila a 30mila euro, confermando le altre.

Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 11:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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