Il mistero dell'uomo ucciso, fatto a pezzi e gettato nell'Adigetto: trovata la gamba mancante

Lunedì 1 Agosto 2022 di Francesco Campi
Le ricerche dei carabinieri nei pressi della chiusa sull'Adigetto a Villanova del Ghebbo

ROVIGO - Un sacco e l’orribile sospetto che quello che affiorava potesse essere l’ultimo pezzo del macabro puzzle dell’Adigetto, il corpo di un uomo ucciso e poi fatto a pezzi, gettati nel fiume ognuno in un sacco di plastica nero. Quando ieri, dei residenti di Villanova del Ghebbo hanno scorto nell’acqua, nel tratto verso il paese, quello che sembrava un sacchetto della spazzatura, hanno subito chiamato i carabinieri. E, purtroppo, era davvero quello che pensavano che potesse essere: la seconda gamba, la destra, l’ultima parte del corpo ancora mancante e che, nonostante le ricerche a tappeto da parte dei vigili del fuoco, non era stato ancora trovato.

L’INTERVENTO

Dopo la chiamati una pattuglia dei carabinieri si è precipitata sul posto, dove sono subito accorsi anche i vigili del fuoco, che hanno provveduto al recupero del sacco e ad aprirlo. Dentro, la gamba amputata del cadavere la cui identità non è stata ancora individuata, anche se i carabinieri stanno indagando senza sosta per cercare di venire a capo di questo orrendo giallo che ha avuto il proprio epilogo nel cuore del Polesine. Tutto è venuto a galla giovedì mattina, verso le 8, quando alla chiusa di via Casaria gli addetti del Consorzio di bonifica Adige Po hanno visto con sgomento, fra i rifiuti recuperati dal braccio meccanico dall’alveo, una gamba recisa. Subito sono partite le massicce ricerche dei vigili del fuoco nel tratto a monte, fino a Badia e, nel pomeriggio sono stati trovati, alla chiusa di via San Lazzaro Alto, a Lendinara, due sacchi contenenti altri pezzi del corpo smembrato, in uno il busto ed un uno la testa. Infine, sempre alla chiusa di Villanova del Ghebbo, sono poi state rinvenute anche le due braccia, ognuna in un sacco.

LE INDAGINI

Ora l’ultimo ritrovamento. Anche la gamba destra è stata quindi portata all’obitorio dell’ospedale di Rovigo, dove già è stato ricomposto il macabro puzzle e, venerdì, è stata eseguita l’autopsia. Sulle prime indicazioni arrivate del medico legale che ha eseguito l’esame autoptico, la Procura di Rovigo continua a mantenere il massimo riserbo, non lasciando trapelare che qualche sparuta indicazione. L’uomo ucciso e gettato nell’Adigetto dopo essere stato barbaramente smembrato ed infilato in pesanti sacchi neri non era particolarmente giovane. La sua età è stata stimata in almeno una sessantina d’anni. La sua morte, invece, è abbastanza recente, perché il suo corpo sembra essere stato in acqua circa una settimana. Da quanto si apprende, oltre a non essere stata ancora definita l’area di origine dell’uomo, pur di carnagione chiara, non sembra essere stato chiarito nemmeno con quale arma sia stato commesso l’omicidio, né come sia stato smembrato. Quello del taglio degli arti e della testa è un elemento importante, perché per fare a pezzi un corpo serve una buona dose di forza, una certa conoscenza anatomica, un luogo adeguato e, soprattutto, strumenti adatti allo scopo. Tutti elementi vagliati minuziosamente dai carabinieri della Compagnia di Rovigo, ed in particolare a quelli del Nucleo investigativo, per cercare di dare un nome alla vittima e, soprattutto, all’assassino.
 

Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 14:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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