«L'Adige sarà protetto dal sale», stanziati altri 22 milioni per completare sbarramenti

Il sistema delle barriere alla foce è tra i sei lavori urgenti contro la crisi idrica appena finanziati dal ministero

Sabato 6 Maggio 2023 di Francesco Campi
«L'Adige sarà protetto dal sale», stanziati altri 22 milioni per completare sbarramenti

È in Polesine uno dei sei interventi urgenti per i quali è stato deciso il finanziamento al termine della cabina di regia sulla crisi idrica che si è riunita ieri al ministero delle Infrastrutture e Trasporti. È a cavallo fra Polesine e provincia di Venezia, ma interessa prevalentemente la provincia di Rovigo e, in particolare, la sua agricoltura.

Si tratta, infatti, dei "lavori di adeguamento dello sbarramento antisale alla foce dell'Adige con bacinizzazione dal fiume per il contenimento dell'acqua dolce a monte dello stesso", per il quale sono stati stanziati altri 22 milioni integrando il precedente finanziamento di 20 milioni stanziato nel 2020 con il Piano invasi.


LA PROGETTAZIONE
«L'intervento - spiega Giancarlo Mantovani, direttore del Consorzio di bonifica Delta del Po, soggetto attuatore dell'opera - era stato finanziato per un importo che si è poi rivelato insufficiente. Anche perché, alla luce di quanto accaduto negli ultimi tre anni, i prezzi sono aumentati vertiginosamente. Al momento stiamo chiudendo la progettazione esecutiva e l'obiettivo è arrivare ad appaltare la realizzazione dell'opera entro l'anno e cominciare i lavori nel 2024. Una delle difficoltà maggiori è a relativa ai tempi dei pareri necessari per questo tipo di opere e mi auguro che il commissario straordinario per l'emergenza idrica possa intervenire anche su questo».
Fra l'altro, il commissario in questione, il veronese Nicola Dell'Acqua, nominato giovedì dal Consiglio dei Ministri, conosce bene la situazione, non solo perché è il direttore di Arpav, ma soprattutto perché il presidente della Regione Luca Zaia lo aveva già nominato commissario regionale per la siccità in Veneto. Il problema della risalita del cuneo salino su Adige, ma soprattutto sul Po, l'anno scorso ha assunto dimensioni mai viste prima. Avviene quando la portata del fiume scende sotto una certa soglia e non ha più la forza per allontanare l'acqua del mare che, così, inizia a risalire il suo corso. Questo ha conseguenze pesanti sulla derivazione di acqua idropotabile, come successo alla centrale di Ponte Molo l'estate scorsa, che non era ancora interconnessa, a differenza di quella di Sant'Anna, ma anche e soprattutto per l'agricoltura: usare acqua salata per irrigare significa distruggere tutto. Così come, del resto, non annaffiare nel periodo più arido. Ecco, allora l'importanza di un nuovo sbarramento che freni l'intrusione di acqua salata sull'Adige e sostituisca quello realizzato negli anni 80.


LO SBARRAMENTO
«Quando ancora - spiega Mantovani - nessuno immaginava che la portata dell'Adige potesse scendere sotto gli 80 metri cubi al secondo. Mentre L'estate scorso è andato sotto i 30». E, così, il cuneo salino ha risalito l'Adige per 15-20 chilometri. «Significa - sottolinea il presidente Zaia - che per oltre 20 chilometri dal mare, verso l'entroterra, non è stato possibile pescare l'acqua per l'irrigazione, provocando danni ingenti alle coltivazioni, e ulteriori situazioni critiche anche per l'acqua potabile. Sono i problemi che vogliamo prevenire e risolvere con misure definitive e il Governo dimostra davvero di essere sul pezzo. Ringrazio il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, perché il tema del cuneo salino è per il Veneto assolutamente prioritario. Dopo la nomina di Nicola Dell'Acqua a commissario straordinario per l'emergenza idrica a livello nazionale, una decisione altrettanto importante».
«Grazie all'ottimo lavoro del ministro Salvini, 22 milioni si aggiungono ai soldi già stanziati per le barriere contro di risalita del cuneo salino al Po di Pila. La Lega è sempre in ascolto del territorio e in prima linea per dare risposte», dichiara il deputato Alberto Stefani, coordinatore della Lega in Veneto.
Il Mit ieri ha messo sul piatto oltre 100 milioni per finanziare interventi urgenti in cinque regioni italiane, come rimarcato anche dal vicepresidente del Consiglio e ministro Matteo Salvini che ha presieduto la cabina di regia sulla crisi idrica: «La prima risposta, concreta, dopo aver verificato in tempi brevissimi i fondi disponibili e le necessità degli enti locali. Al momento, per la crisi idrica sono stati messi a disposizione fondi esclusivamente del Mit». 

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