Interviene per fermare una lite nella notte, ucciso da una coltellata

Domenica 10 Luglio 2022 di F.C.
La casa dove è avvenuto l'accoltellamento
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LENDINARA - «Sabato notte abbiamo sentito che qualcuno parlava a voce molto alta e i nostri cani abbaiavano, non potevamo immaginare quel che stava accadendo». La testimonianza di Matteo Zeggio racconta di una notte di follia nella campagna di Lendinara. Una lite furibonda ed un coltello. Un uomo che si mette in mezzo e rimedia un colpo ad una gamba. Poi la lite prosegue e il coltello da cucina diventa un'arma mortale mentre il vociare rabbioso cambia improvvisamente di segno, diventando di dolore e di paura, dopo che la lama penetra a fondo nella gamba di uno dei contendenti e il sangue inizia ad uscire a fiotti. Un'emorragia letale per un 30enne marocchino, Abdennebi Alasri, formalmente residente ad Oppeano (Verona), in Polesine per lavorare come bracciante agricolo stagionale.

La sua vita è finita attorno alle 3 della scorsa notte, a 2mila chilometri dalla sua terra natia, dopo una delle tante giornate in campagna. A vibrare il fendente che ha reciso l'arteria femorale risultando mortale è stato un suo connazionale, 31enne, poi fuggito facendo perdere le proprie tracce. La tragedia si è consumata all'interno di un casolare che sorge in via Ca' Mignola bassa, nella campagna che circonda Lendinara, poco distante dall'incrocio con l'ex Provinciale di Rasa, la strada che corre lungo l'argine dell'Adigetto. Un luogo dove i campi coltivati si perdono a vista d'occhio, intervallati dal corso del canale e da qualche sparuta casa. Come quella che è stata teatro dell'omicidio, acquistata qualche anno fa da un marocchino 50enne di Badia Polesine che la affitta a propri connazionali che si spostano per lavorare nelle campagne. E tali erano i cinque uomini, tutti originari del Marocco e regolarmente presenti in Italia con contratti di lavoro, che si trovavano in quella casa tutto sommato dignitosa, con i panni stesi sul filo e le biciclette appoggiate fuori. Uomini che non hanno mai creato problemi in precedenza. Fino alle prime ore di ieri. La chiamata al centralino del 118 è arrivata attorno alle 3. In modo confuso, in un italiano zoppicante, è stato spiegato che c'era una persona ferita gravemente, con un coltello. Un'ambulanza del Suem si è precipitata sul posto, ma quando gli operatori sono entrati all'interno dell'abitazione hanno constatato che il 30enne era morto per dissanguamento. L'uomo che era intervenuto per separare i due litiganti, ferito alla coscia sinistra, ha riportato una lesione non particolarmente grave. Gli operatori del Suem l'hanno accompagnato all'ospedale di Trecenta, dove è stato medicato e poi dimesso con 8 giorni di prognosi.


CACCIA ALL'UOMO
Immediatamente sul posto sono accorsi anche i carabinieri, che hanno raccolto le testimonianze dei tre uomini, compreso il ferito poi portato via in ambulanza, che si trovavano nella casa e che hanno raccontato della lite violentissima scoppiata fra i due connazionali. Ed è scattata la caccia all'uomo. A coordinare le indagini il sostituto procuratore Valeria Motta.
Gli abitanti della casa in cui è avvenuto il delitto non sono mai stati finora protagonisti di episodi che abbiano arrecato disturbo. A confermarlo è anche Matteo Zeggio, che vive nell'abitazione di fronte alla casa ora chiusa per le indagini. «Si sono sempre comportati in modo gentile, salutano quando li incrociamo, e non ci sono mai stati problemi racconta . Sabato notte abbiamo sentito che qualcuno parlava a voce molto alta e i nostri cani abbaiavano, non potevamo immaginare quel che stava accadendo. Attorno alle due e mezza - tre è arrivata un'ambulanza e poco più tardi sono intervenuti i Carabinieri. Stamattina (ieri mattina per chi legge, ndr) abbiamo saputo quel che era successo e siamo rimasti senza parole». L'assassinio è avvenuto nel giorno in cui la comunità musulmana celebrava la Id al-adha, la Festa del sacrificio.

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Ultimo aggiornamento: 11 Luglio, 10:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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