ROVIGO La terapia intensiva dell'ospedale di Rovigo riapre ai pazienti Covid con un caso limite: una donna di 83 anni che aveva già concluso il ciclo di vaccinazione, con la seconda dose somministrata in aprile. La paziente era stata ricoverata circa una settimana fa dopo essere tornata dalle vacanze trascorse fuori regione. Dopo l'accesso al pronto soccorso e il tampone positivo al coronavirus era stata ricoverata in area medica Covid al San Luca di Trecenta: un percorso ormai comune per chi si presenta in ospedale con i sintomi del Covid in atto.
Si è però aggravata giovedì scorso fino al punto in cui i medici hanno ritenuto indispensabile trasferirla in Rianimazione a Rovigo e assisterla, non con un'intubazione, ma attraverso la ventilazione controllata.
LA PREOCCUPAZIONE
Il punto però, oltre alla salute della paziente, è la preoccupazione rispetto all'efficacia dei vaccini soprattutto in un periodo in cui sulla campagna vaccinale c'è un grande dibattito. «In generale - riferisce Rigo - bisogna ricordare che resta sempre una percentuale non coperta, come per qualsiasi vaccino. Tuttavia è bene essere chiari: la vaccinazione è e resta l'unica arma di difesa che abbiamo, assieme ai comportamenti corretti e responsabili. Seppur non sia possibile azzerare i rischi, è indubbiamente meglio ridurli il più possibile, sia personalmente che collettivamente. Quindi vaccinarsi, vaccinarsi, vaccinarsi: lo ripeto fino alla noia, e non abbassare la guardia. Attualmente questa è l'unica strada che abbiamo per scongiurare di ritrovarsi a fronteggiare situazioni come quelle che abbiamo già visto».