Zoppas: «Il decreto dignità per noi è un cappio al collo»

Mercoledì 1 Agosto 2018 di Alda Vanzan
Zoppas: «Il decreto dignità per noi è un cappio al collo»
Usa parole forti, da mettere i brividi: «Se verrà approvato in questi termini, il decreto Dignità sarà un cappio al collo per gli imprenditori». Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Veneto - 11mila imprese, 320mila addetti - lancia un accorato, preoccupato, quasi angosciato appello alle forze politiche, dalla Lega al M5s a tutta l'opposizione, perché il provvedimento venga cambiato. Perché - dice - le modifiche fin qui apportate in commissione e in aula non bastano. «Non ci siamo».
 
Presidente Zoppas, cosa dice del lavoro parlamentare sul decreto Dignità?
«Dalle informazioni che ci stanno arrivando non siamo per niente soddisfatti della piega che sta prendendo il provvedimento. Questo è un decreto che può metterci un cappio al collo. Letteralmente. Lo dico per quelle imprese che sono in estrema difficoltà».
Sono paroli forti.
«Non lo dico casualmente. Ricordiamoci che ci sono imprenditori che sono arrivati a gesti estremi. Pensiamo alle famiglie che possono trovarsi senza lavoro. Io dico: mettiamo l'azienda al centro, facciamola diventare competitiva e l'occupazione sarà una conseguenza, non creiamo un garantismo che poi fa chiudere l'azienda e quindi crea disoccupazione. Stiamo andando diretti verso la precarietà».
Confindustria del Veneto aveva chiesto da tempo delle modifiche. Con chi avevate parlato?
«Abbiamo portato le nostre richieste a tutti i livelli, soprattutto tramite la nostra Regione, ma anche attraverso la parte politica locale, sia la Lega che le altre forze anche dell'opposizione. È un lavoro che abbiamo iniziato a fare subito, sin dall'uscita del decreto. Abbiamo presentato le nostre istanze al governatore Zaia che le ha prontamente passate a Roma».
Cosa chiedete adesso?
«Sono le ultime ore preziose, giovedì il provvedimento andrà in votazione. Chiediamo un colpo di coda importante perché non siamo soddisfatti».
Cos'è che non va?
«Ne dico una per tutte: i voucher. Noi abbiamo bisogno della flessibilità in genere, ma se è vero che i voucher sono validi solo al di sotto dei dieci dipendenti, allora saranno tagliate fuori tutte le aziende del turismo veneto. Sarebbe gravissimo. Noi il voucher lo vorremmo per tutti, è una forma di flessibilità di lavoro. Tra l'altro va detto che il non-voucher può avere come conseguenza il lavoro nero, che va punito».
Poi?
«Il raddoppio della sanzione in caso di licenziamento per ingiustificata causa. Va tolto. Crea zone grigie per cui si hanno interpretazioni equivoche. Il risultato è che disincentiva le assunzioni. Per non dire dell'applicazione della casuale».
Sono misure così pesanti per voi?
«Stiamo forse appena uscendo dalla crisi - e non siamo proprio convinti di uscirne - dove da un 30%, 40%, in alcuni settori anche 50% di riduzione di mercato dai tempi della pre-crisi, siamo a un +1,5%, +1,7% punti di millantata crescita del Pil, mentre c'è ancora un andamento a due velocità: chi sta già precipitando e chi sta tirando per una grande capacità e fortuna. Quelli che stanno precipitando - e sono una miriade di piccole e medie aziende - appena si troveranno ingessati, senza la flessibilità, andranno giù per terra».
A chi rivolge il suo appello?
«A tutte le forze politiche esistenti nell'universo italiano. Alla Lega, a Forza Italia, al Pd, al Movimento 5 Stelle, a tutti. trasversalmente. Vogliamo far capire le conseguenze di quello che stanno facendo. Domani potrà esserci consenso, ma tra sei mesi o un anno cominceremo a vedere l'effetto domino di aziende che chiuderanno. Nell'immaginario collettivo non sarà riconducibile al decreto Dignità, ma quella sarà la causa».
Cosa chiedete al Parlamento?
«Aiutateci a creare occupazione. Il nostro interesse non è guadagnare di più, ma riuscire a sviluppare il nostro business con la competitività. È vero che il decreto, dopo che abbiamo trasferito le istanze ai parlamentari locali, è stato cambiato, ma non basta, non ci siamo. Sono le ultime ore preziose, ascoltateci».
Alda Vanzan
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