Spumante italiano vola nell'export: il prosecco traina il mercato con l'Asolo al top

Lunedì 20 Gennaio 2020 di Elena Filini
Spumante italiano vola nell'export: il prosecco traina il mercato con l'Asolo al top
 Il prosecco continua a trainare il mercato delle bollicine. Il 2019 si chiude con dati importanti e rileva l'ottima performance della Docg asolana, come riferiscono i dati dell'Osservatorio Spumanti d'Italia appena diramati. «Il prosecco è il superleader delle bollicine italiane, protagonista di un exploit senza precedenti. Ora però bisogna consolidare con urgenza la cultura del prodotto, sostituendo il tradizionale binomio qualità-prezzo con il valore-identità per non assecondare la corsa al ribasso nei prezzi». Così Gianpiero Comolli, presidente dell'Osservatorio, legge i dati del mercato 2019.



La produzione nazionale di  spumanti è cresciuta ancora, con 750 milioni di bottiglie. Poco oltre 200 destinate al mercato interno e 550 milioni verso l'estero. Un valore in cantina di circa 1,9 miliardi. Rispetto al 2018 una crescita in volume del +8,5% e un +3,9% in valore. La produzione di metodo italiano ha come leader nazionale e mondiale il sistema prosecco nelle diverse denominazioni docg e doc con 600 milioni di bottiglie. Il dato interessante riguarda la piccola Docg asolana. Al punto che l'Osservatorio parla di autentico exploit dell'Asolo Superiore Docg. «La Docg asolana oggi supera i 15 milioni di bottiglie ed è in grado di proporre un prodotto differenziato grazie alla presenza di vitigni storici», continua Comolli. Il tema posto dall'Osservatorio nazionale è però quello dei prezzi. «Il punto dolente resta il valore marginale all'origine delle bottiglie, di conseguenza al consumo anche se, soprattutto sui mercati esteri, il sentiment qualità e made in Italy spuntano un giro d'affari globale al consumo di 6,1 miliardi, oltre 3 volte tanto il prezzo alla produzione. Ma per crescere in valore occorre puntare al nuovo e miglior rapporto valore/identità abbandonando il mix qualità/prezzo che spinge al ribasso», dice Comolli.

IL MERCATO
La fotografia del mercato è chiara: il consumatore italiano sceglie le cantine medio-piccole, con grande attenzione alla territorialità. Non a caso la produzione di metodo italiano ha come leader nazionale e mondiale il sistema Prosecco nelle diverse denominazioni, 385 milioni di bottiglie: questa la produzione del 2019. Le bollicine di Veneto e Friuli staccano di molto gli altri spumanti: 55 milioni sono di Asti Docg dolce e secco, altre 30 di etichette Docg-Doc, altre 35 milioni frizzanti prodotte in tutte le regioni. La produzione di metodo tradizionale-classico vede sempre il primato della Franciacorta, poi il Trento che fa registrare la miglior performance anno su anno (+9%), seguito da l'Oltrepò Docg e l'Alta Langa. E la notizia è che nel mercato del vino fatica l'ecommerce, come sottolinea l'Osservatorio. «Il mercato interno cresce ma più differenziato, consolida le vendite nella grande distribuzione, aumenta il consumo nei locali pubblici, si fanno più acquisti in cantina, ma fatica sempre l'e-commerce - sottolinea Comolli -. Tra i vini che vanno molto bene, restando a Nordest, anche l'Alto Adige metodo tradizionale e i Monti Lessini Durello nelle versioni italiano e classico. Sulle scelte del consumatore è boom (con un +18%) di etichette di medio-piccole cantine, soprattutto uve autoctone spumantizzate con metodo tradizionali».

NESSUNA FRENATA
L'export si conferma la destinazione con la maggiore crescita, al momento l'inquietudine generata dai dazi non incide: a parte la Germania che segna ancora un anno in calo (- 8%) e un leggero freno in Usa (solo + 5%), tutti gli altri Paesi crescono ancora, dal 6% di Uk al 26% del Giappone, fino al 15-16% di Russia e Francia. L'Italia è primo produttore al mondo con una quota del 27%, primo esportatore e primo per i vini con metodo charmat o italiano. Anche per il prosecco però la strategia per il futuro deve essere quella di differenziare i mercati esteri, cercando nuove destinazioni. «Bisogna puntare su canali innovativi e nuovi Paesi oltre gli attuali 115. In soli 5 Paesi va il 61% dell'export. Urgono azioni di formazione e valorizzazione, una casa e un percorso unitario che esalti le differenze, che spieghi al consumatore straniero (e anche nazionale) la grande biodiversità enologica», conclude Comolli.
 
Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 10:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci