Vaccini arrivano le forniture, il Veneto può respirare: 150mila dosi a settimana

Mercoledì 7 Aprile 2021 di Alda Vanzan
Vaccini arrivano le forniture, il Veneto può respirare: 150mila dosi a settimana
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Nel giorno in cui il Veneto ha superato il milione di dosi somministrate, è giunta - fortunatamente puntuale - la fornitura del vaccino Pfizer. Sono 125mila dosi e saranno le uniche per tutta la settimana perché da Moderna e da AstraZeneca, dopo le consegne di sabato scorso, da qui a domenica non giungerà neanche una goccia.

La disponibilità complessiva nei magazzini, oltre ai 125mila Pfizer, è di 39.546 Moderna e 99.429 AstraZeneca con la prospettiva, in media, di disporre di 150mila dosi alla settimana per tutto aprile.


Destinato principalmente alle persone fragili e malate, il vaccino Pfizer dovrebbe bastare per somministrare la prima dose almeno a 60mila persone, dovendo poi tenere da parte i richiami, sapendo che complessivamente tra ultra-ottantenni e fragili ci sono circa 400mila persone da vaccinare. Con le dosi arrivate ieri, adesso ogni Ulss potrà riprendere le prenotazioni e, magari, richiamare gli anziani che domenica - è successo a Belluno e a Verona - sono stati rispediti a casa perché sieri non c'erano più. Una vicenda che ha innervosito non poco il governatore Luca Zaia.


I NUMERI

Il report regionale aggiornato alle 23.59 di lunedì 5 aprile dava 1.003.679 somministrazioni totali, di cui 19.230 a Pasquetta contro le 7.842 di domenica. Di quelle effettuate lunedì, 5.413 erano seconde dosi. Dal 27 dicembre a lunedì scorso la campagna di profilassi in Veneto è stata così completata per 279.811 persone. Tra gli over 80, il 75,1% ha ricevuto almeno la prima iniezione. E non è detto che il termine dei 21 giorni per il richiamo debba essere rigorosamente rispettato: l'assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, ha riferito che l'agenzia per i farmaci Aifa sta valutando se è possibile portare a 42 giorni l'intervallo tra prima e seconda dose.


LE POLEMICHE

Da registrare l'irritazione del governatore per quanto successo domenica a Belluno e soprattutto a Verona, dove anziani che avevano ricevuto la prenotazione per la seduta vaccinale sono stati rimandati a casa perché non c'erano più vaccini Pzifer: «1.100 dosi Pfizer in una maniera o nell'altra si dovevano trovare - è sbottato il presidente -. Bastava saperlo e si sarebbe trovata una soluzione, anche attraverso prestiti tra le Regioni o chiamando direttamente il Commissario. Quello che è successo lo trovo incomprensibile, l'assessore alla Salute ha chiesto una relazione dettagliata al direttore generale dell'Ulss di Verona».
E a proposito di punture, è proseguito il botta e risposta a distanza tra i medici e il governatore: «Ribadisco - ha detto ieri Zaia - che non serve una laurea per fare una iniezione, ero quasi tentato di presentarmi in un Centro vaccinale come volontario, poi ci ho ripensato perché essendo laureato qualcuno avrebbe potuto dire che era una contraddizione. Però, sì, mi piacerebbe andare a dare una mano nei Centri vaccinali, sarebbe un bell'esempio e poi a me piace fare le punture». Ai medici che reclamano la competenza in materia, il governatore ha risposto che un conto è l'anamnesi, altro l'effettuazione dell'iniezione.


I PARAMETRI

La permanenza del Veneto in fascia arancione, scattata ieri dopo tre settimane in zona rossa tanto che oggi i ragazzi torneranno a scuola, non deve essere data per scontata: «Meno restrizioni, più responsabilità individuali», ha detto Zaia, convinto che la prossima sarà «un'estate libera», ma ricordando anche che venerdì ci sarà il nuovo verdetto della Cabina di regia. C'è la possibilità di riaprire anche le altre attività? «Sulle riaperture ci vuole gradualità - ha detto il presidente della Regione -. Il decreto prevede fino al 30 aprile solo zone rosse e arancioni, ma, qualora le condizioni epidemiologiche consentissero di reintrodurre altre fasce, c'è la possibilità di farlo. Io però convinto che il modello dei 21 parametri diventi giorno dopo giorno sempre più anacronistico perché costruito in un momento nel quale non esisteva una diagnostica come quella attuale, così come le cure che facciamo oggi, ma soprattutto non esisteva l'effetto del vaccino, che non è irrilevante».


L'altro capitolo è quello economico. «Se abbiamo 209 miliardi di euro con il Recovery Fund e li investiamo bene, non per comprare monopattini e sciocchezze del genere, ne veniamo fuori - ha detto Zaia -. Io incontro solo imprenditori e lavoratori che vogliono lavorare. Se il Governo ci mette una visione non medievalista ma rinascimentale ovvero federalista, la sburocratizzazione ed elementi commissariali, noi siamo i partner». Spingendosi oltre: «Sono pronto a gestire la quota veneta del Recovery ed anche il debito pubblico se mi danno l'autonomia».
 

Ultimo aggiornamento: 16:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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