Vaccini, poche fiale in Veneto: «Così la macchina si ferma da domani»

Lunedì 12 Aprile 2021 di Alda Vanzan
Il centro vaccini di Padova
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VENEZIA - O arrivano i vaccini o in Veneto la macchina da guerra contro il Covid-19 si ferma. E già adesso va al rallentatore: utilizzando tutte le forze in campo (ospedalieri, medici base, farmacisti, volendo anche l'esercito) potrebbe arrivare a 80mila somministrazioni al giorno («Anche 100mila», ha dichiarato il governatore Luca Zaia), ma attualmente sta procedendo con il freno tirato a mano.

Gli ultimi dati? Nella giornata di sabato in tutta la regione sono state somministrate 27.215 dosi, di cui 18.692 prime inoculazioni e 8.523 richiami. Complessivamente in Veneto, dallo scorso 27 dicembre, sono state inoculate 1.157.337 dosi, pari al 91,4% di quelle fornite. Per quanto riguarda gli over 80, finora l'82,5% ha avuto almeno una dose. Ma, appunto, la campagna di profilassi deve fare i conti con le forniture.

Vaccini in Veneto


In attesa delle prossime consegne - si era detto che da metà aprile il Veneto avrebbe avuto una media di 150mila dosi a settimana fino alla fine del mese - le Ulss venete sono costrette a fare i conti con magazzini sempre più vuoti. Se non arriveranno fiale, Treviso stopperà le somministrazioni di vaccini da domani. Venezia questa settimana vedrà la chiusura dei grandi centri di vaccinazione domani e mercoledì, con la previsione di aprire le sedi da giovedì grazie all'arrivo delle nuove forniture, sperando poi che da fine mese arrivi la prima fornitura del quarto vaccino, quello senza richiamo realizzato da Johnson&Johnson. Padova sta andando avanti con gli over 80 e conta di concludere la profilassi dei nonni in una decina di giorni. A Belluno le dosi disponibili sono sufficienti solo per i richiami.
Insomma, o arrivano farmaci o la macchina si blocca. Anche perché ci sono Ulss che negli ultimi giorni hanno accelerato e adesso si ritrovano i depositi mezzi vuoti: in ventiquattr'ore l'Ulss 2 Marca Trevigiana (che è sempre stata molto alta nelle somministrazioni per tutta la settimana) ha consumato 5.283 dosi; la 6 Euganea ancora di più con 5.414 dosi; a seguire Verona (4.121) e Venezia (4.056). Una carenza di vaccini che da alcuni giorni ha fatto retrocedere il Veneto al secondo posto nella media italiana delle vaccinazioni ogni 10mila abitanti: 51,8%, mentre la Toscana è prima con il 54,8%.

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Disabili senza dosi
 

In questo quadro si inserisce la legittima protesta dei più deboli: i disabili. Stanchi delle rassicurazioni, delle promesse, degli inviti ad avere pazienza, i disabili del Veneto riconosciuti dallo Stato italiano sono pronti a scendere in piazza. Il loro codice è legge 104 articolo 3 comma 3 e sanno che dovrebbero essere tra i primi a essere vaccinati. Ma non è così. In Veneto stanno scontando un buco informatico, dati trasmessi da Roma a Venezia ma limitati, a quanto raccontano, al 2010. Ma potrebbero anche essere stati scordati, perché è gente che, pur nella disabilità, vive da sola, non in centri assistiti o comunità. «Vi vaccineremo tutti», ha promesso Zaia annunciando che il portale della Regione a giorni potrà essere forzato e ai disabili sarà consentito di prenotare la propria seduta, salvo poi presentare una autodichiarazione e i certificati comprovanti la disabilità. Ma i disabili, che nella classifica delle priorità dovrebbero in cima alla pari degli ultraottantenni, non si fidano. È da una vita che sono ultimi, stavolta hanno deciso di non mollare. «Comunicherò alla questura di Venezia una protesta solitaria a Marghera contro Zaia che non ha attivato le vaccinazioni prioritarie», ha postato sui social Giampaolo Lavezzo, disabile da una vita al fianco dei disabili, una sfilza di incarichi e cariche istituzionali, oggi presidente dell'associazione di promozione Sociale Uno Nessuno Centomila per la presenza attiva delle persone in condizione di disabilità, che appena annunciata la volontà di scendere in piazza ha raccolto consensi. Di solidarietà e di partecipazione. In Regione del Veneto il tema è in agenda. «Stiamo riorganizzando tutti gli elenchi, Ulss per Ulss, medico di base per medico di base, servizio sociale per servizio sociale», ha fatto sapere l'assessore Manuela Lanzarin. E perché questa riorganizzazione? «I dati forniti dall'Inps non erano completi, stiamo lavorando giorno e notte per riordinarli».

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Curva Covid 


Premesso che il bollettino domenicale non è esaustivo (nei giorni di festa si fanno meno ricoveri, ma anche meno tamponi), la curva sembra comunque in flessione. Nelle ultime 24 ore sono stati registrati 688 nuovi contagi (il totale da 14 mesi a questa parte è 395.479) e 14 decessi (in tutto dall'inizio della pandemia 10.944 vittime). La pressione ospedaliera sembra allentarsi: nelle aree non gravi si sono liberati 13 posti letti per un totale oggi di 1.806 ricoverati, mentre le terapie intensive sono rimaste invariate con 307 pazienti.

Ultimo aggiornamento: 17:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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