«Mi sono letto il nuovo decreto, non ci ho capito nulla, non ho trovato una sola riga sui ristori alla nostra Regione che è in fascia giallo plus, proverò a sentire il ministro Boccia, magari tra le pieghe c'è qualcosa, è tutto un rimando ad altre leggi». Fiducioso? Dubbioso? O solamente diplomatico? Ieri il governatore del Veneto Luca Zaia non si è sbilanciato sul nuovo decreto Ristori Ter per le attività economiche bloccate dalla pandemia, limitandosi a dire che avrebbe chiesto delucidazioni. Ma a confermare che in questo nuovo provvedimento governativo non sono previsti contributi per il Veneto - ma neanche per Trento, Molise, Lazio, Sardegna, tutte zone gialle - è il sottosegretario all'Economia e alle Finanze, Pier Paolo Baretta.
Niente ristori
Baretta conferma che nel decreto Ristori Ter appena approvato dal Consiglio dei ministri non ci sono stanziamenti per le zone gialle: «Il provvedimento estende alle nuove zone arancioni e rosse quanto già previsto per le regioni così classificate». Ad esempio: la Basilicata adesso è diventata rossa (di fatto lo era già con le restrizioni imposte dalla Regione, ma ora lo è su disposizione del Governo) e quindi avrà lo stesso trattamento della Lombardia. Ma non è neanche vero - dice Baretta - che solo le attività in zona arancione e rossa siano ristorate, lo sono state anche quelle in zona gialla. E allora val la pena riepilogare la vicenda.
L'esempio è quello di un ristorante che nell'aprile 2019 fatturava 150mila eeuro e un anno dopo, aprile 2020, in pieno lockdown, è precipitato a 10mila euro. Quindi grazie al Covid ci ha rimesso 140mila euro. Cos'ha fatto lo Stato? Con il decreto Agosto è stato disposto un ristoro del 10% della differenza di fatturato, cioè il 10% di 140mila euro pari a 14mila euro. A ottobre, con l'Italia non ancora a colori, arriva il decreto Ristori e al ristorante in questione viene riconosciuto, oltre ai 14mila euro del decreto Agosto, un importo pari al 150% della differenza del fatturato, cioè 21mila euro. In tutto lo stesso ristorante può contare dunque su un primo contributo di 14mila euro e su un secondo di 21mila euro, cioè 35mila euro. Quando però arriva il decreto Ristori Bis, la maggiorazione del 200% - in pratica altri 7mila euro - viene riconosciuta solo a chi sta in zona arancione e in zona rossa. Lo stesso ristorante arancione o rosso avrà dunque i 35mila euro di cui sopra, più altri 7mila euro. Totale 42mila.
Ma oltre ai gialli, ci sono i gialli plus, cioè le attività economiche che si trovano in Regioni i cui governatori per contenere la diffusione del virus hanno deciso, peraltro d'intesa con il ministro della Salute, ulteriori restrizioni. In Veneto, ad esempio, i centri commerciali restano chiusi il fine settimana e tutte le botteghe, anche quelle di vicinato, non lavorano la domenica. Chiaro che ci rimettono. Avranno contributi governativi? Il sottosegretario Baretta è cauto: «C'è una notevole differenza tra un negozio chiuso solo il sabato e la domenica e un negozio chiuso sempre. Il tema c'è, ma è evidente che quello che chiudiamo noi siamo pronti a rifonderlo, il resto va concordato. Vale per tutti, non solo per il Veneto. Certo, c'è una contraddizione tra l'essere fortunatamente in fascia gialla dal punto di vista sanitario e pensare di essere contemporaneamente rosso quanto a ristori».
Ma ci sono possibilità di intervento? «Ci sarà un Ristori Quater e forse anche un Quinquies», dice Baretta. Che è semmai più sensibile sul tema delle città d'arte: «Un hotel aperto a Venezia, cioè in zona gialla, è quasi come un hotel chiuso a Milano, zona rossa. Per le città d'arte - anche se bisognerà poi capire come si classificano in base a questa definizione - si potrebbe non distinguere in base al colore delle zone».
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