Ecco il condono per ampliare le vecchie case con mini-abusi

Venerdì 31 Maggio 2019 di Alda Vanzan
Ecco il condono per ampliare le vecchie case con mini-abusi
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Non chiamatelo condono. E, soprattutto, non chiamatelo abuso. In consiglio regionale del Veneto gli esponenti della maggioranza di governo - il presidente della Seconda commissione Urbanistica Francesco Calzavara, la capogruppo di Zaia Presidente Silvia Rizzotto - spiegano che saranno semplici «regolarizzazioni» di «piccole difformità urbanistiche». Dall'opposizione il Pd si dice però perplesso: «Ci stanno chiedendo di monetizzare degli abusi, quindi il nome corretto non può che essere condono», dice il vicepresidente della Seconda commissione Andrea Zanoni.
 
In ballo c'è una proposta di legge, la numero 436, illustrata ieri a Palazzo Ferro Fini in Seconda commissione. «Le troveremo un nome efficace», dice Calzavara, primo firmatario del provvedimento. Al momento il titolo è il seguente: Modifica della legge regionale 14/2019 Veneto 2050: politiche per la riqualificazione urbana e la rinaturalizzazione del territorio e modifiche alla legge regionale 11/2004 Norme per il governo del territorio e in materia di paesaggio. In soldoni, la proposta è di sanare tutti quegli edifici che, a causa di difformità urbanistiche, non possono godere dei vantaggi della legge 14/2019, il cosiddetto Piano ruspa.
IL PIANO RUSPAUn passo indietro. Scaduto il Piano Casa Ter, il consiglio regionale del Veneto ha varato la legge Veneto 2050, soprannominata anche Piano ruspa o Piano capannoni, che consente di demolire e ricostruire godendo di crediti edilizi. In pratica, si costruisce più del demolito grazie a una serie di bonus, tra cui quello sull'efficientamento energetico. Il requisito primario per poter demolire, ricostruire e ampliare è, però, che l'edificio originario, quello da abbattere, sia in regola. Ma a distanza di quasi due mesi dall'entrata in vigore della legge si è scoperto che alcuni edifici - quanti, in Regione non sanno dirlo - non possono utilizzare il Piano Veneto 2050 perché presentano delle irregolarità. «Non sono propriamente abusi - spiega Rizzotto - Più che altro sono piccole difformità urbanistiche: una finestra spostata, una superficie leggermente aumentata, un volume un poco maggiore del previsto. È un provvedimento mutuato dall'Emilia Romagna». «Si tratta di edifici che all'epoca hanno avuto l'abitabilità, tutti antecedenti al 1977 - aggiunge Calzavara - Non sono stabili abusivi». Però non sono in regola. E, quindi, non si riesce a commercializzarli perché i notai non rogitano. La soluzione? Regolarizzarli. E come si regolarizzano? Pagando. Come nei condoni.
LE REGOLARIZZAZIONIEcco cosa dice la proposta di legge presentata ieri: Al fine dì promuovere il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, secondo quanto previsto dalla presente legge e dalla legge regionale 14/2017 e di salvaguardare il legittimo affidamento dei soggetti interessati, fatti salvi gli effetti civili e penali dell'illecito, le opere edilizie eseguite in parziale difformità durante i lavori per l'attuazione dei titoli abilitativi rilasciati prima dell'entrata in vigore della legge 10/1977 e provvisti di certificato di abitabilità od agibilità, possono essere regolarizzate attraverso la presentazione di una Scia e il previo pagamento delle seguenti sanzioni pecuniarie. Si va da 500 euro per modifiche prospettiche a 500 euro a vano per diverse destinazioni d'uso delle stanze interne. Nella tabella a lato si può trovare il dettaglio delle sanzioni. Le somme andranno pagate ai rispettivi Comuni.
Il testo dovrebbe essere licenziato dalla Commissione già la settimana prossima per andare in aula entro giugno.
Alda Vanzan
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