Vino, prosecco da record
il resto è un bicchiere vuoto

Giovedì 30 Luglio 2015 di Umberto Sarcinelli
Vino, prosecco da record il resto è un bicchiere vuoto
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Caldo torrido, tornado, temporali, secco... E per la prossima vendemmia che cosa possiamo aspettarci? Conviene indossare gli occhiali con la lente rosa. Sicuramente sarà un’annata migliore di quella del 2014, un anno con un’estate piovosa. Il soleggiamento in collina è stato molto favorevole, il secco ha inciso poco perché comunque si è potuto irrigare, il tenore zuccherino si prevede ottimale.

«Ma ogni valutazione seria - taglia corto Antonio De Zanche di Veneto Agricoltura - va rimandata al 12 agosto, quando faremo il punto sulla situazione dopo aver verificato sui vigneti i dati reali. Solo allora potremo stilare previsioni attendibili su qualità e quantità».

Il realtà il vino veneto ha una potente locomotiva, il Prosecco, ma come dice un antico proverbio ebraico "il bosco ha in se il manico dell’ascia che lo abbatterà". Veneto Agricoltura ne è consapevole, al punto da trattenere l’entusiasmo per le performance delle "bollicine" e da cercare già da oggi una diversificazione produttiva.

Intanto, però, il panorama è colorato tutto di rosa. Dall’analisi dei dati relativi alle vendite all’estero realizzata annualmente da Veneto Agricoltura sui dati forniti dalla Sezione sistema statistico regionale, si osserva per il 2014 un incremento del 2,9% in quantità e del 5,1% in valore rispetto all’anno precedente. Tradotto in numeri assoluti, significa che sono stati esportati 6,2 milioni di quintali di vino per un valore record di 1,67 miliardi di euro, con un prezzo medio di vendita pari a 2,70 euro/kg (+2,3%). L’incremento registrato dall’export veneto risulta superiore a quello complessivo nazionale, che non è andato oltre l’1,1% in quantità e l’1,4% in valore, con un prezzo medio di 2,49 euro/kg.

«Il Prosecco ha un rapporto qualità-prezzo molto vantaggioso sullo champagne - osserva Antonio De Zanche, esperto in mercati di Veneto Agricoltura - e i suoi margini di crescita sono notevoli. Un vero e proprio boom, concretizzato nel primo posto delle vendite di spumante in Gran Bretagna, il big spender mondiale. E l’’anno scorso il Veneto non ha raggiunto le quantità previste dal disciplinare, tanto da dover allargare i 16.500 ettari coltivati di altri due mila, ridistribuendo i diritti d’impianto».

Il rovescio della medaglia è che la locomotiva Prosecco rischia di spazzare tutti gli altri vini. «Nel 2014 - spiega De Zanche - il vitigno Glera ha raggiunto il 28% del totale delle vigne coltivate e si rischia un trend che porta alla monocoltura, cosa assolutamente non auspicabile perché sarebbe dannoso per la diversità e ricchezza dell’offerta vinicola veneta». Senza contare il fatto che ora la moda spinge il Prosecco, ma la stessa moda potrebbe cambiare direzione...

I vini in bottiglia, che detengono una quota del 68% in valore sul totale del esportato del Veneto, sono sostanzialmente fermi sui livelli dell’anno precedente (-0,4% in quantità e +1% in valore), il vino sfuso arretra di circa il 10%, soprattutto a causa della forte concorrenza del prodotto spagnolo.

«Sembra un dato negativo, quello del vino sfuso - chiosa De Zanche - in realtà va visto positivamente. Il Veneto deve puntare sulla qualità dei suoi prodotti tipici e particolari, non sulla massa produttiva».

Germania, Stati Uniti e Gran Bretagna sono i maggiori acquirenti del vino veneto, assorbendo il 53% del totale del fatturato dell’export, che interessa ben 150 paesi di tutto il mondo. Una classifica che si rovescia se teniamo conto solo del Prosecco, leader indiscusso delle bollicine che si bevono nel Regno Unito i cui abitanti hanno speso nel 2014 130 milioni di euro in brindisi, facendo compiere al vino veneto uno storico e clamoroso sorpasso sul blasonato Champagne. E clamorosamente in Francia le vendite di Prosecco sono aumentate del 30%.
Ultimo aggiornamento: 31 Luglio, 08:17

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