Un anno di vaccini, il voltafaccia: «Il clima è cambiato, prima eravamo eroi, ora insulti quotidiani»

Giovedì 23 Dicembre 2021 di Angela Pederiva
Medici e infermieri stremati dall'emergenza Covid
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VENEZIA - Un anno dopo, è cambiato tutto. Fra pochi giorni sarà il 27 dicembre, primo anniversario del Vaccination Day, la domenica in cui il vaccino contro il Covid debuttava anche in Veneto con le iniezioni ai sanitari. All'epoca ancora eroi, secondo la narrazione cominciata durante il lockdown e andata avanti fra striscioni e arcobaleni, finché la retorica è stata sostituita dalle offese: «Adesso riceviamo giornalmente mail d'insulti dai no-vax e riscontriamo un menefreghismo dilagante sul rispetto delle regole anti-contagio», denuncia Irene Zecchinato, vicepresidente della commissione d'albo per gli assistenti sanitari di Venezia e Padova, che a livello regionale sono 580 e combattono nella trincea della prevenzione, fra tamponi (ormai 20,7 milioni), tracciamento dei contatti e inoculazioni (finora 8,7 milioni).

I NUMERI
L'allarme è lanciato dall'Ordine delle professioni sanitarie tecniche, a cui appartengono queste figure che spesso vengono confuse con gli infermieri o con gli operatori sociosanitari, ma che in realtà sono specificamente addette all'educazione alla salute, attraverso vaccinazioni, inchieste epidemiologiche, studi statistici. Un ruolo-chiave nella gestione dell'emergenza, che continua intanto a registrare numeri preoccupanti.
Nelle ultime ventiquattr'ore in Veneto sono stati individuati altri 4.522 contagi attraverso 27.107 tamponi molecolari e 91.459 test antigenici, per un totale di 589.842 casi dall'inizio della pandemia e un tasso di positività pari a 3,81%, tanto che i soggetti attualmente infetti salgono a 64.018 (+1.244). Si allunga anche il tragico elenco delle vittime: 20 nuovi decessi aggiornano il conto a 12.221. Questo dato contribuisce a spiegare la riduzione dei ricoverati in Terapia intensiva, che scendono a 164 (-10), mentre aumentano i degenti in area non critica: 1.186 (+19).
A crescere però sono pure le vaccinazioni.

Secondo l'ultimo resoconto, sono state effettuate 48.805 inoculazioni di cui 43.839 terze dosi, tanto che ora il 28,4% della popolazione residente ha ricevuto il booster. Le prime somministrazioni sono invece 2.760: il 78,4% dei veneti ne ha avuta almeno una.

LA PROTESTA
Lungo tutta la filiera del Covid, dai tamponi alle siringhe passando per il telefono con cui viene svolta l'attività di contact tracing, ci sono gli assistenti sanitari. Professionisti che, sottolinea il loro organismo di rappresentanza, «ricevono quotidianamente insulti da una fascia di popolazione che non crede nella campagna vaccinale, si sente costretta ad accettarla e per questo protesta anche in modi al limite della legalità». Racconta in particolare la presidente della commissione d'albo Arda Sulaj: «Abbiamo dimenticato le ore trascorse al computer per prenotare il vaccino, la corsa collettiva al primo posto disponibile. Ora invece le persone che arrivano a fare la prima dose, in modo particolare nella fascia d'età tra i 30 e i 50 anni, si sentono obbligate dal sistema. Per questo il loro atteggiamento nei confronti degli operatori sanitari è molte volte discutibile se non addirittura al limite dell'educato».
Sulaj cita alcuni esempi, fra i tanti raccolti dalla categoria: «Arrivano le email di contestazione ai centri vaccinali, ma subiamo anche aggressioni verbali. Siete la dittatura sanitaria, ci accusano. Servi del potere, ci definiscono. Abbiamo visto un aumento di questi casi dopo l'introduzione dell'obbligo vaccinale per alcune categorie. Ma notiamo un atteggiamento aggressivo anche durante le indagini epidemiologiche che conduciamo per ricostruire la rete dei contatti da parte dei nuovi positivi. Ci danno numeri di telefono fasulli, oppure non rispondono alle chiamate e si rendono irreperibili, o ancora nascondono informazioni per far evitare la quarantena a parenti e amici. Facciamo veramente tanta fatica, anche per la banalizzazione che viene fatta delle conoscenze scientifiche: abbiamo a che fare con gente che discetta di questioni mediche come se parlasse del tempo che fa».
Conferma a questo proposito Andrea Maschera, presidente dell'Ordine delle professioni sanitarie tecniche di Venezia e Padova: «C'è chi arriva all'hub pretendendo di avere un certo tipo di vaccino anziché un altro. Datemi quello sennò vado a casa, sbottano. Fatemi parlare con un superiore, pretendono. Dopo un anno, osserviamo un radicale cambio di atteggiamento, non più collaborativo com'era all'inizio. Questo si ripercuote sullo stress dei sanitari». Lavoratori che, dopo due anni in prima linea, devono fronteggiare un'emergenza nell'emergenza.
 

Ultimo aggiornamento: 12:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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