Cinesi, Zaia e Coronavirus. In una lettera il presidente della Regione Veneto Luca Zaia spiega all'ambasciatore cinese Lì il senso delle parole pronunciate durante un'intervista ad Antenna3 (VIDEO), parole che hanno sollevato un mare di polemiche: "Abbiamo visto tutti i cinesi mangiare topi vivi" (LEGGI COSA E' SUCCESSO).
L'AMBASCIATORE NON HA ANCORA RISPOSTO
«Per me la questione con l'ambasciata cinese è assolutamente chiusa.
IL CONTENUTO DEL MESSAGGIO ALL'AMBASCIATORE
«Sono davvero dispiaciuto per quanto accaduto, Le scrivo non per accampare scuse: quando si sbaglia, si sbaglia». Luca Zaia va dritto al punto e in maniera schietta: «E a nulla valgono giustificazioni basate sulla stanchezza accumulata in questi giorni di grande tensione o sulla frettolosità di esposizione di concetti e di ragionamenti assai più articolati svolti nei giorni precedenti - senza peraltro suscitare polemiche - in molte sedi pubbliche e a molti organi di stampa» - precisa il governatore - «Osservazioni che erano e sono relative alla diversità di contesti nei quali il virus si trova ad agire, facilitato in particolare dalle differenti norme igieniche e dai protocolli alimentari identificabili in Cina e in Italia. Ho più semlicemente sottolineato la differenza di usi e costumi, così come avrei potuto sottolineare le differenze tra noi e alcuni paesi europei, fra cui la stessa Europa e gli Stati Uniti, fra Ue e il Giappone...».
Il governatore del Veneto conclude: «Insomma, Signor Ambasciatore: non è mio stile e mio costume, mia abitudine e modalità espositiva, aggredire e sottolineare diversità di pelle, di religione di genere, di scelte sentimentali. Chi mi conosce lo sa...».
La lettera integrale di Zaia all'ambasciatore della Cina
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— Michele Boldrin (@micheleboldrin) February 29, 2020