Il Tar boccia la caccia alla Pavoncella prevista dalla Regione Veneto

Venerdì 11 Febbraio 2022 di Angela Pederiva
Una pavoncella
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VENEZIA - Compie oggi 30 anni la legge-quadro sulla caccia e sulla tutela della fauna selvatica. Da quell'11 febbraio 1992, all'interno della cornice nazionale sono state varate le normative regionali, che dal 2001 hanno poi assunto competenza esclusiva, con risultati poco lusinghieri secondo Wwf Italia: «Liguria, Lombardia e Veneto sono le maggiori autrici di leggi regionali incostituzionali in questa materia. Lo stesso conflitto si verifica con i provvedimenti amministrativi. Ogni anno, infatti, il 90% dei calendari venatori regionali che vengono impugnati davanti ai tribunali amministrativi regionali da parte delle Associazioni di protezione ambientale vengono dichiarati totalmente o parzialmente illegittimi». L'ultima sentenza è stata depositata ieri a Venezia, dove il Tar ha bocciato Palazzo Balbi (e pure Palazzo Chigi) sulla cattura della pavoncella.


LE SPECIE

A presentare il ricorso erano stati Lipu, Wwf, Enpa, Lav e Lac, contro Regione, Ente produttori selvaggina, Presidenza del Consiglio dei ministri e ministero della Transizione ecologica. Gli animalisti avevano impugnato il calendario venatorio veneto, approvato nel luglio dello scorso anno, nelle parti in cui ammetteva la caccia nei confronti della pavoncella (dal 19 settembre al 31 gennaio con il limite di carniere di 5 capi giornalieri e 25 stagionali) e della tortora selvatica (ammessa nelle giornate di preapertura della stagione dal 19 al 30 settembre esclusivamente da appostamento).
Le associazioni avevano ricordato i pareri negativi dell'Ispra: sulla pavoncella «al fine di evitare rischi di apertura di procedure di infrazione da parte della Commissione Europea», sulla tortora in quanto «si tratta di specie in precario stato di conservazione». Nella sua difesa, la Regione aveva sostenuto che le disposizioni di protezione della pavoncella «non sono state ancora approvate dall'Unione Europea» e sulla tortora aveva affermato «di aver adempiuto a quanto richiesto dalla Commissione Europea perché, ricadendo il Veneto nell'ambito della rotta migratoria centro-orientale, ha ridotto del 90% il carniere medio stagionale e del 50% quello giornaliero».
Sulla tortora il Tribunale non è entrato nel merito, in quanto è scaduto a fine settembre il termine per la sua cacciabilità.

Invece sulla pavoncella la sentenza, pubblicata adesso ma pronunciata ancora a dicembre, ha fatto in tempo a considerare un periodo valido fino a gennaio. Al riguardo i giudici hanno stabilito che l'assunto difensivo «risulta privo di riscontri», in quanto le direttive per la tutela degli esemplari sono state approvate e recepite fra 2018 e 2020, motivo per cui «la Regione Veneto avrebbe dovuto attuare in via amministrativa le azioni necessarie a salvaguardare le specie».


LA RICHIESTA

Il verdetto è arrivato dopo una raffica di pronunciamenti che hanno via via sospeso la validità di varie parti del calendario regionale. Una conferma del problema sollevato dal Wwf,il quale chiede un testo unico che «tuteli la fauna selvatica nel suo complesso attraverso una forte limitazione della pratica venatoria, un rafforzamento dei controlli e un inasprimento delle sanzioni». A sostegno della propria battaglia, l'organizzazione ambientalista cita i risultati di un sondaggio realizzato da Emg Different tra il 4 e il 7 febbraio, secondo cui «ben il 76% degli italiani non trova giusto che la caccia sia praticata in Italia e sarebbe d'accordo nel vietarla in tutto il territorio nazionale» e il 72% pensa che l'attività venatoria «generi problemi alla sicurezza dei cittadini».

Ultimo aggiornamento: 12 Febbraio, 12:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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