La strage degli animali tra i boschi devastati: «Ora fermare la caccia»

Lunedì 12 Novembre 2018 di Angela Pederiva
La strage degli animali tra i boschi devastati: «Ora fermare la caccia»
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VENEZIA Dietro l'ecatombe dei boschi, si è consumata pure la strage degli animali. Cervi, caprioli, daini e cinghiali, ma anche galli cedroni e francolini di monte, sono morti schiacciati sotto gli alberi sradicati dalle raffiche di vento a quasi 200 chilometri orari: questo è avvenuto soprattutto nel Bellunese, ma anche nel Trevigiano e nel Vicentino. Perciò in queste aree gli animalisti chiedono di sospendere la caccia fino al termine della stagione venatoria, benché gli esperti assicurino che il ripopolamento della fauna selvatica sarà molto più rapido della ricostruzione della flora schiantata.

LE INIZIATIVE Ieri è stata una giornata di iniziative dedicate alle piante abbattute dal maltempo. Nella foresta dei violini di Paneveggio, sulle Pale di San Martino, il violoncellista trevigiano Mario Brunello e l'orchestra Villa Lobos hanno suonato «un omaggio alla natura che va rispettata e non trascurata». Invece sul Cansiglio si è tenuta la marcia di alpinisti e ambientalisti, promossa dall'Ecoistituto Alex Langer, «in difesa dell'antica foresta» e pure dei suoi ungulati e volatili, come riferisce l'attivista Carla Bellenzier: «Nonostante la pioggia, eravamo in tantissimi a passeggiare sull'immenso tappeto di foglie dei faggi. Dopo la catastrofe delle settimane scorse, una considerazione anche per le migliaia di animali defunti, di cui non è ancora stata fatta una stima precisa. Chiediamo con voce unanime la totale sospensione dell'attività venatoria». 

L'APPELLO Si è così ingrossato il coro che sollecita lo stop anticipato della stagione di caccia, come già fatto da Enpa, Lac, Lav, Lipu e Wwf al ministro dell'Ambiente Sergio Costa. «Nella nostra lettera ribadiscono le associazioni abbiamo chiesto che lo stato di calamità venga riconosciuto anche per gli animali selvatici e l'ambiente. Nelle undici Regioni che hanno chiesto la dichiarazione dello stato di emergenza deve quindi essere imposto il divieto di caccia. In seguito, puntuali azioni di monitoraggio sulle popolazioni di fauna dovranno dimostrare l'assenza di condizioni che ne possano aggravare la ripresa demografica nella successiva stagione riproduttiva». Un appello a cui si associa pure il consigliere regionale Andrea Zanoni, all'indomani dei provvedimenti firmati dal governatore Luca Zaia, che ha ripristinato l'attività venatoria nel Vicentino e ha confermato la sospensione nel Bellunese fino al 16 novembre. «Una decisione priva di fondamento giuridico e scientifico tuona il dem perché per il principio di precauzione la caccia nelle zone colpite dall'uragano andrebbe sospesa fino alla fine della stagione. Con la moria degli animali sotto gli alberi caduti, i piani di abbattimento andrebbero bloccati fino ad un nuovo censimento in primavera». 
 
LE STIME Sul punto Zanoni ha scatenato un acceso dibattito via social, alimentato anche dalla pubblicazione della foto di un cervo morto tra le conifere divelte, sulla cui provenienza alcuni utenti hanno espresso dei dubbi. Ma al di là dell'immagine, il problema della fauna uccisa dal maltempo è ben noto alle autorità, nonostante momento manchino le stime. Spiega il leghista Giuseppe Pan, assessore regionale all'Agricoltura e alla Caccia: «Potremo fare un censimento solo quando la situazione si sarà normalizzata e sarà dunque possibile accedere alle aree. Man mano che i nostri esperti entreranno nei boschi e gli alberi saranno rimossi, potremo avere dati più precisi». Conferma il biologo Renato Semenzato, consulente del Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi: «È praticamente impossibile ipotizzare una valutazione numerica adesso, perché siamo ancora nella fase di emergenza per le persone. La situazione è indubbiamente pesante soprattutto per la fauna che sta in mezzo al bosco: è molto probabile che ungulati e volatili abbiano avuto la peggio, malgrado si tratti di animali molto agili. Ora però gli spazi che si sono aperti li agevoleranno. Per questo non prossimamente a causa delle imminenti nevicate, ma tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera, prevediamo una rapida ripresa faunistica».
LA RIPOPOLAZIONE Sul tema Veneto Agricoltura è pronta a presentare un progetto alla Regione, nell'ambito del tavolo istituito per la pulizia e la ricostruzione dei boschi. Il direttore Alberto Negro è ottimista: «La fauna ha una capacità di reagire alle calamità molto più veloce rispetto a quella dei boschi. Inoltre a questa resilienza si aggiungeranno nuove opportunità soprattutto per gli ungulati, che troveranno nelle aree schiantate un habitat più interessante del fitto bosco, in quanto avranno più spazio per muoversi e potranno nutrirsi delle pianticelle fresche. Indubbiamente a tutti noi fa male vedere l'immagine del lupo o del cervo sotto un albero, ma se fosse capitato un inverno molto freddo, i problemi sarebbero stati analoghi, anche se magari con numeri inferiori. Quindi anche se ora ci immedesimiamo in questi animali perché vediamo le piante sradicate, dobbiamo ricordare che si tratta di esemplari in grado di riprodursi rapidamente e tornare più forti di prima. A dircelo sono anche le esperienze di realtà europee che hanno subìto disastri analoghi al nostro, come ad esempio l'Aquitania nel 2009. Qui, per quanto devastata, la montagna non è stata completamente distrutta, per cui abbiamo i margini per ripartire».


    
Ultimo aggiornamento: 17:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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