L'addio di Vernizzi è al veleno: «Volontà politica contro di me»

Venerdì 30 Dicembre 2016
Vernizzi, ormai ex commissario per la Spv, nell'incontro di saluto
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VENEZIA - Pedemontana Veneta, domani finisce il regime di emergenza e quindi sarà l'ultimo giorno di lavoro del commissario di Governo Silvano Vernizzi. A differenza del 2014 quando l'allora premier Matteo Renzi prorogò di altri due anni lo stato di emergenza che era stato dichiarato dal Governo Berlusconi il 15 agosto 2009 per dare il via a quella è che oggi la più grande opera pubblica in costruzione in Italia, l'attuale ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio ha ritenuto di non ricorrere più alla figura del commissario. L'aveva detto quando a Palazzo Chigi ancora sedeva Renzi e l'ha mantenuto. E poco importa se a distanza di una manciata di chilometri, in Friuli Venezia Giulia, il commissario per la terza corsia autostradale è stato invece ritenuto necessario. Tant'è, da lunedì a occuparsi della Pedemontana sarà direttamente l'ente concedente, cioè la Regione Veneto, anche se le modalità non sono ancora state rese note.
Difficile capire perché ad un certo punto l'uomo del Passante di Mestre che di qui a due anni avrebbe potuto portare a termine anche la superstrada a pagamento destinata a collegare le province di Treviso e Vicenza, a un certo punto non sia più andato bene: fino alla scorsa estate l'attività del commissario era sempre stata elogiata dal governatore Luca Zaia, poi il calore è sembrato affievolirsi. È successo dopo che Cassa depositi e prestiti ha sollevato dubbi sulla sostenibilità economica dell'opera fondandosi su uno studio che dimezza i flussi di traffico previsti (da 30mila a 15mila vetture al giorno). E il clima si è ulteriormente raffreddato dopo che in Regione la partita della Pedemontana è stata presa in mano dalla lady di ferro Ilaria Bramezza, nuovo segretario generale della Programmazione. A Palazzo Balbi negano che la Regione si sia accodata alle volontà del ministro di far cessare il regime commissariale - contestato peraltro da tutto il Pd, con l'eccezione forse della sola ex capogruppo Alessandra Moretti - pur di trovare una soluzione, arrivare al closing finanziario (il concessionario Sis dei fratelli Dogliani deve mettere 1,6 miliardi di euro) e portare a termine l'opera. Ma è indubbio che le opinioni di Delrio non devono aver trovato grosse contestazioni da parte di Bramezza. È lo stesso Vernizzi, nel togliersi «qualche sassolino», a farlo capire.
Ieri Vernizzi ha invitato la stampa per annunciare che da domenica non sarà più commissario e, nell'occasione, ricordare che l'opera era stata concordata («Alla conferenza di servizi ci fu il sì di 35 Comuni su 36, con Villaverla si è trovata un'intesa successivamente») e che oggi si è al 30-35% di lavori realizzati, compresi manufatti come la galleria di Sant'Urbano, il ponte sul Brenta, il ponte sull'Astico, i sottopassi ferroviari. In base al cronoprogramma l'opera dovrebbe terminare il 31 dicembre 2018 e il ritardo accumulato - a causa anche di un incidente mortale che portò al sequestro della galleria di Malo - è di «4-5 mesi». Vernizzi, che accanto a sè aveva il responsabile del procedimento ingegner Giuseppe Fasiol e tutta la struttura commissariale della Pedemontana, ha ringraziato tutti, dal governatore Zaia «che è sempre stato presente» ai sindaci «che anche nelle due udienze della Corte dei conti hanno avuto un atteggiamento univoco». Dopodiché si è tolto «un peso dallo stomaco». Prima ha ribattuto al deputato del Pd Roger De Menech che aveva detto che l'opera va rivista: «La Pedemontana non si fa con il Lego e visto che l'ex capogruppo del Pd Alessandra Moretti, che ho visto più volte in questi uffici, ha sempre detto che l'opera invece va bene e va finita, come cittadino e come tecnico mi aspetterei dal Pd una idea unica: De Menech e Moretti magari si parlino». Poi si è soffermato su Cassa depositi e prestiti: «La sparata di luglio sui 15mila veicoli al giorno è un pretesto, strumentale a qualcos'altro. Non dico quello che penso perché non vorrei avere conseguenze legali. Ma forse un po' di problemi di banche e gruppi industriali hanno influenzato questa partita». Alla domanda se si è sentito scaricato da Zaia ha detto no: «Non ho notato cambi di atteggiamento da parte del governatore. Non c'è stata invece vicinanza da parte della struttura regionale». Da luglio c'erano riunioni con tutte le parti in causa, da Cdp a Bei: a che punto siete? «Ci sono state riunioni settimanali o bisettimanali fino al 21 novembre, poi si sono interrotte». Perché? «La questione è seguita dalla Bramezza, chiedete a lei». Si sente un capro espiatorio? «No. C'è semmai una volontà politica di dire che i commissari non servono o che servono solo in alcune realtà. Non ritengo sia una questione personale». Poi il rammarico e l'augurio: «Mi sarebbe piaciuto portare a compimento l'opera, il mio auspicio è venga finita perché serve».
Poco dopo Palazzo Balbi ha diffuso una nota per confermare che «la gestione della Pedemontana ora passa alla Regione Veneto» e che in tempi brevi ci sarà il passaggio di consegne. Nessuna anticipazione su come sarà risolta la partita se non che la Regione ha costituito un gruppo di lavoro di cui fa parte anche l'avvocato dello Stato Marco Corsini (l'ex assessore di Comune di Venezia che risolse l'intricata vicenda del Parco di San Giuliano e la ricostruzione della Fenice) e che è stato affidato alla Redas di Bologna un incarico per un nuovo studio sui flussi di traffico.
L'unica voce a sostegno di Vernizzi è arrivata da Alessandra Moretti («Ha svolto nel modo migliore il suo mandato») che ha contestato quanti, anche nel suo partito, puntano a rivedere il progetto: «Un azzardo. Adesso la soluzione spetta alla Regione, Zaia non ha più alibi».
Ultimo aggiornamento: 11:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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