Siccità, decalogo del Veneto per non sprecare l'acqua. Zaia: «Speriamo che piova»

"Dighe e laghi artificiali, aiuti agli agricoltori": Regioni pronte a chiedere intese con i produttori di energia idroelettrica

Mercoledì 22 Giugno 2022 di Alda Vanzan
la drammatica situazione del fiume Brenta il 21 giugno 2022
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VENEZIA - La speranza è una sola: che piova.

Quel tanto che basta per irrigare i campi e salvare le colture, ma senza provocare danni né disastri. Pioggia per il Po, dove il mare è risalito a 21 chilometri dalla foce e le acque ormai sono salate. Ma anche per il Piave, il cui greto è pericolosamente in secca. E per l'Adige, anch'esso in sofferenza visto che le precipitazioni sono inferiori del 40% rispetto al 2021. «Non è la prima volta che succede, anche in passato abbiamo visto i solchi nella terra arida, la soluzione può arrivare solo dalle precipitazioni», dice il presidente del Veneto, Luca Zaia, rispondendo indirettamente alle accuse, come quelle del Pd, di una gestione «improvvisata» dell'emergenza da parte della Regione. Per Zaia, in attesa della pioggia, è il Governo nazionale che deve muoversi, dichiarando lo stato di emergenza. «È il presupposto per poter poi far fronte ai danni subiti ad esempio dagli agricoltori». E ordinanze, no?


LE INDICAZIONI
Il Veneto sta preparando una ordinanza per far fronte all'emergenza siccità, ma, precisa Zaia, in realtà non si tratta di veri e propri ordini, «quelli li daranno i sindaci, noi stiamo pensando a una serie di indicazioni, una sorta di decalogo sul consumo responsabile dell'acqua». Come non sprecarla, come riutilizzarla. La priorità, ora, è lo stato d'emergenza: «È fondamentale perché così si entra in uno status giuridico che prevede una serie di procedure specifiche. Sono stato il primo a farne richiesta due mesi fa e ho avuto risposte di diniego - dice il presidente del Veneto -. Ora vedo che i colleghi si sono allineati. In questa fase più acuta è necessario che venga riconosciuto». E poi c'è il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza approvato lo scorso anno per rilanciare l'economia dopo la pandemia di Covid-19. Zaia dice che va rinegoziato «per far fronte alle emergenze idrica, alimentare e energetica. L'articolo 21 ci consente di farlo. Anziché utilizzare i fondi per andare a cromare i guardrail, forse è più sensato investire una parte delle risorse in azioni sostenibili forti».


IL VERTICE
Della crisi idrica causata dalla siccità si è parlato ieri in Conferenza delle Regioni e qui è stata tracciata una road map, perché, oltre a chiedere lo stato di emergenza - come aveva anticipato il coordinatore della commissione politiche agricole, Federico Caner - e avere così il supporto a livello nazionale della Protezione civile, oggi le Regioni chiederanno al governo indennizzi economici per l'agricoltura e investimenti, dirottando fondi del Pnrr, per realizzare nuovi invasi, utilizzando le cave, e poi la semplificazione delle norme che tengono bloccati dighe e piccoli laghi in fase di realizzazione da decenni o in perenne fase di collaudo. «Credo ci siano le condizioni per arrivare a dichiarare lo stato di emergenza», ha detto il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa. «Dobbiamo sostenere il comparto agricolo, che non è solo produttivo ma vitale per il nostro Paese». «Si faccia il decreto siccità», ha chiesto a gran voce Matteo Salvini, mentre il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha detto di essere «abbastanza preoccupato. Sull'acqua abbiamo decisamente un problema. Il flusso d'acqua per l'idroelettrico è cruciale, anche per il raffreddamento delle centrali. Speriamo che sia una cosa contingente. Stiamo valutando tutte le azioni da fare. Non è solo un problema energetico, è anche agricolo».
Oggi, intanto, nell'incontro con il capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, le Regioni chiederanno di favorire intese a livello territoriale con i produttori di energia idroelettrica affinché si possa abbassare la percentuale di produzione in favore dell'utilizzo umano e agricolo dell'acqua. L'obiettivo è anche di scongiurare in futuro la chiusura di parchi acquatici e piscine o la disattivazione di fontane monumentali. Ma finché non ci sarà lo stato di emergenza nazionale - viene sottolineato - nessuna norma può obbligare a nuove disposizioni in questo senso.


FUOCO
L'altro guaio è che se non c'è acqua, rischia di esserci il fuoco. La Protezione civile della Regione del Veneto, «viste le condizioni meteo-climatiche e vegetazionali», ha dichiarato lo stato di grave pericolosità per gli incendi boschivi nelle province di Padova, Rovigo, Verona, Vicenza. Sono così vietate tutte le operazioni che possono creare pericolo o possibilità di incendio in aree boscate, cespugliate o arborate, e comunque entro la distanza di cento metri dai medesimi terreni.

 

Ultimo aggiornamento: 16:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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