VENEZIA - La speranza è una sola: che piova.
LE INDICAZIONI
Il Veneto sta preparando una ordinanza per far fronte all'emergenza siccità, ma, precisa Zaia, in realtà non si tratta di veri e propri ordini, «quelli li daranno i sindaci, noi stiamo pensando a una serie di indicazioni, una sorta di decalogo sul consumo responsabile dell'acqua». Come non sprecarla, come riutilizzarla. La priorità, ora, è lo stato d'emergenza: «È fondamentale perché così si entra in uno status giuridico che prevede una serie di procedure specifiche. Sono stato il primo a farne richiesta due mesi fa e ho avuto risposte di diniego - dice il presidente del Veneto -. Ora vedo che i colleghi si sono allineati. In questa fase più acuta è necessario che venga riconosciuto». E poi c'è il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza approvato lo scorso anno per rilanciare l'economia dopo la pandemia di Covid-19. Zaia dice che va rinegoziato «per far fronte alle emergenze idrica, alimentare e energetica. L'articolo 21 ci consente di farlo. Anziché utilizzare i fondi per andare a cromare i guardrail, forse è più sensato investire una parte delle risorse in azioni sostenibili forti».
IL VERTICE
Della crisi idrica causata dalla siccità si è parlato ieri in Conferenza delle Regioni e qui è stata tracciata una road map, perché, oltre a chiedere lo stato di emergenza - come aveva anticipato il coordinatore della commissione politiche agricole, Federico Caner - e avere così il supporto a livello nazionale della Protezione civile, oggi le Regioni chiederanno al governo indennizzi economici per l'agricoltura e investimenti, dirottando fondi del Pnrr, per realizzare nuovi invasi, utilizzando le cave, e poi la semplificazione delle norme che tengono bloccati dighe e piccoli laghi in fase di realizzazione da decenni o in perenne fase di collaudo. «Credo ci siano le condizioni per arrivare a dichiarare lo stato di emergenza», ha detto il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa. «Dobbiamo sostenere il comparto agricolo, che non è solo produttivo ma vitale per il nostro Paese». «Si faccia il decreto siccità», ha chiesto a gran voce Matteo Salvini, mentre il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha detto di essere «abbastanza preoccupato. Sull'acqua abbiamo decisamente un problema. Il flusso d'acqua per l'idroelettrico è cruciale, anche per il raffreddamento delle centrali. Speriamo che sia una cosa contingente. Stiamo valutando tutte le azioni da fare. Non è solo un problema energetico, è anche agricolo».
Oggi, intanto, nell'incontro con il capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, le Regioni chiederanno di favorire intese a livello territoriale con i produttori di energia idroelettrica affinché si possa abbassare la percentuale di produzione in favore dell'utilizzo umano e agricolo dell'acqua. L'obiettivo è anche di scongiurare in futuro la chiusura di parchi acquatici e piscine o la disattivazione di fontane monumentali. Ma finché non ci sarà lo stato di emergenza nazionale - viene sottolineato - nessuna norma può obbligare a nuove disposizioni in questo senso.
FUOCO
L'altro guaio è che se non c'è acqua, rischia di esserci il fuoco. La Protezione civile della Regione del Veneto, «viste le condizioni meteo-climatiche e vegetazionali», ha dichiarato lo stato di grave pericolosità per gli incendi boschivi nelle province di Padova, Rovigo, Verona, Vicenza. Sono così vietate tutte le operazioni che possono creare pericolo o possibilità di incendio in aree boscate, cespugliate o arborate, e comunque entro la distanza di cento metri dai medesimi terreni.