VENEZIA «Considerato l'andamento della diffusione dell'epidemia e del numero dei decessi nel Veneto è chiaro a qualsiasi osservatore che la situazione possa sfuggire di controllo e che, al rientro a scuola dopo le vacanze natalizie, sia molto elevato il rischio di ampliamento del contagio».
Una presa di posizione che viene espressa proprio nel giorno in cui si è svolto il confronto che ha coinvolto le Regioni e, oltre al ministro all'Istruzione Lucia Azzolina, mezzo esecutivo. Durante il meeting a distanza il presidente Luca Zaia ha lanciato l'allarme sulla riapertura in Veneto delle scuole dopo l'epifania con una presenza di studenti al 75 per cento, sostenendo che se i contagi non rallentano è meglio rinviare e ridurre le presenze. Il Veneto opterebbe per un 50 per cento, cioè una scuola che veda metà studenti in classe e i rimanenti a casa con la didattica a distanza. Ma il governo non sembra per ora intenzionato a fare riaperture differenziate e la ministra all'Istruzione Azzolina vuole chiudere entro i primi giorni della prossima settimana il documento della ripartenza.
I DUBBI
Ripartenza che in Veneto spaventa specie fino a quando la curva del virus non inizia a scendere in modo significativo. «In assenza di qualsiasi informazione ufficiale sui lavori dei tavoli di coordinamento provinciali presieduti dai Prefetti - prosegue Tivelli - e in assenza fin qui di un coinvolgimento dei dirigenti scolastici sia ai tavoli provinciale che a quelli regionali, ci siamo sentiti in dovere di esprimere le nostre perplessità». Convinto comunque che i protocolli di sicurezza predisposti dalle scuole abbiano dimostrato di funzionare e che il nodo siano i trasporti. «Premesso che le situazioni nei diversi territori sono ovviamente distinte - è scritto nel documento dei presidi - riteniamo sia da evitare il ricorso allo scaglionamento degli ingressi degli studenti per ovviare alle carenze dei trasporti: c'è un rilevante pendolarismo studentesco e costringere i moltissimi ragazzi che risiedono nei territori più periferici o meno serviti a rientrare nelle proprie abitazioni nel tardo pomeriggio significherebbe di fatto creare loro ulteriori notevoli difficoltà». Comunque i presidi si dicono pronti a collaborare suggerendo soluzioni diversificate a seconda dei territori. «Auspichiamo - sostiene infatti Antonello Giannelli, presidente nazionale dell'Anp - l'individuazione di soluzioni flessibili e concertate di volta in volta con gli enti locali e le istituzioni scolastiche autonome, per evitare soluzioni centralizzate non modulate sulle reali esigenze del contesto territoriale».
IL VERTICE
Dal vertice romano è emerso invece che la ministra Azzolina punta sui test e vuole chiedere una corsia preferenziale nelle Asl per i tamponi che vengono richiesti dalle scuole in modo da evitare che le lunghe attese delle scorse settimane obblighino i presidi a mandare tutti a casa. La novità è emersa nel corso dell'incontro tra Stato e Regioni che ha visto partecipare i ministri Azzolina, Boccia, Speranza, De Micheli e Lamorgese con i rappresentanti delle Regioni, guidati dal presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini, e che dovrebbe trovare entro martedì la firma di un protocollo. Si cerca quindi di mettere in atto una serie di misure che permettano di riprendere in pieno l'anno scolastico senza più interruzioni impegnando però al tempo stesso i presidenti di regione a non muoversi in autonomia. Ai prefetti e alle amministrazioni locali il compito di occuparsi della mobilità di studenti, docenti e personale scolastico in entrata e in uscita. Il governo ha preso l'impegno di destinare nuove risorse per potenziare il trasporto pubblico, avvalendosi anche dei privati, mentre le Regioni dovranno regolare con le amministrazioni comunali e i comitati scolastici provinciali gli orari d'ingresso che verranno anticipati e posticipati rispetto al normale suono della campanella.