Scandalo Mose, Mazzacurati
​vuole altri 800mila euro

Sabato 15 Ottobre 2016 di Gianluca Amadori
Giovanni Mazzacurati
3
VENEZIA - In trent’anni di lavoro per il Consorzio Venezia Nuova, prima come direttore, poi come presidente, risulta aver incassato qualcosa come 35 milioni di euro, tra stipendi, premi e benefit vari. Non proprio "bruscolini", stando ai calcoli effettuati dai commissari che, da fine 2014, gestiscono il Cvn. Ma, evidentemente, l’ingente ammontare non è ritenuto sufficiente da Giovanni Mazzacurati che ha chiesto e ottenuto un decreto ingiuntivo per ottenere ulteriori 800 mila euro: somma che si riferisce alla buonuscita milionaria di 7 milioni, deliberata dal direttivo del Cvn dopo le dimissioni rassegnate dall’ingegnere nel giugno del 2013 (due settimane prima di essere arrestato per turbativa d’asta), ma versata non integralmente, in quanto i commissari, al loro arrivo, decisero di "congelare" l’ultima tranche.

A dare notizia dell’iniziativa giudiziaria di Mazzacurati - da due anni residente in California con la moglie - è stato l’avvocato Paola Bosio, legale del Cvn, costituitosi parte civile al processo per lo scandalo Mose in quanto la nuova gestione ritiene che il Consorzio sia stato danneggiato dal comportamento degli imputati, accusati a vario titolo di corruzione, false fatture e finanziamento illecito. E pretende un risarcimento. L’avvocato Bosio ha riferito che il decreto ingiuntivo è stato ottenuto grazie ad una procura speciale che Mazzacurati ha affidato alla figlia di sua moglie, Marina Elettra Snow, e ha annunciato che il Cvn vi si opporrà contestandone la validità: se è incapace, come risulta dalla documentazione medica prodotta ai giudici per giustificare la sua assenza in aula, come può aver rilasciato una procura speciale? Sul fronte opposto, la difesa degli otto imputati cercherà probabilmente di utilizzare la vicenda per dimostrare che l’ex patron del Mose non è incapace. Anzi sa bene ciò che fa e che, dunque, può essere chiamato a farsi interrogare in aula a Venezia.

Ieri, nel frattempo, il Tribunale ha affidato allo psichiatra trevigiano Carlo Schenardi l’incarico di accertare se lo stato di salute di Mazzacurati sia compatibile con una deposizione al processo: la perizia si svolgerà sulla base della documentazione sanitaria prodotta dal legale dello stesso ingegnere nonostante la difesa abbia insistito affinché Mazzacurati venga visitato negli Usa. L’avvocato Alessandro Moscatelli, legale dell’ex eurodeputata di Forza Italia ed ex presidente del Consiglio regionale del Veneto, Lia Sartori, ha depositato ulteriori esami sanitari a cui fu sottoposto Mazzacurati dal 2005 in poi, dai quali risulta che fin dal 2008 sarebbero iniziati i problemi di decadimento cerebrale; malattia confermata dal referto di un neurologo che lo visitò nel gennaio del 2013. Il difensore punta a dimostrare che le confessioni rese sette mesi più tardi non sono attendibili. 

Il dottor Schenardi avrà 30 giorni di tempo: nel suo lavoro sarà affiancato dai consulenti nominati dai difensori degli otto imputati. Prima della sua nomina l’avvocato Emanuele Fragasso, difensore dell’ex Magistrato alle acque Maria Giovanna Piva, ha eccepito la nullità della citazione di Mazzacurati a testimoniare per violazione della Convenzione tra Italia e Usa in quanto la relata di avvenuta notifica non è mai trasmessa dagli americani alla Procura di Venezia ed è stato il legale dell’ingegnere, Giovanni Battista Muscari Tomaioli, a consegnarla ai pm lagunari attestando che il suo cliente l’ha ricevuta ma non può presentarsi per gravi problemi di salute. Fragasso ha poi contestato la possibilità di sottoporre a perizia Mazzacurati, in qualità di imputato di reato connesso, depositando due sentenze di Cassazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci