La questione veneta e un malessere da ascoltare

Martedì 24 Ottobre 2017 di Roberto Papetti
La questione veneta e un malessere da ascoltare
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Diciannove punti. È il numero in percentuale che misura la diversa affluenza alle urne tra Veneto e Lombardia nel referendum di domenica sull'autonomia: 57,2% contro 38,2%. Un dato elettorale importante che, soffocato dall'enfasi sul successo dell'afflusso in Veneto, è passato in secondo piano. O è stato il pretesto per riflessioni sui possibili nuovi equilibri all'interno della Lega, dove la leadership di Zaia, già incontrastata in Veneto, ha assunto, dopo questo voto, solide dimensioni nazionali e rischia di oscurare quella di Salvini.
Quel numero però è la spia di un fenomeno più profondo: rivela che, all'interno della questione settentrionale, c'è anche una questione veneta, che ha una sua specificità ed esprime un proprio, autonomo malessere. Nell'analisi del voto di domenica non può sfuggire che il maggior numero di consensi all'ipotesi referendaria sia venuto proprio dalle province di Vicenza, Padova e Treviso, cioè dai territori dove è concentrato il cuore produttivo del Nordest e dove più concreti sono i segnali di una ripresa economica, in larghissima parte trainata dall'export. Qualcuno non ha resistito alla tentazione di interpretare queste espressioni di voto ricorrendo a vecchi e logori luoghi comuni: egoismo, nostalgia delle piccole patrie, atavico provincialismo. Banalità. La questione veneta e quei 19 punti percentuali di distacco dalla Lombardia, hanno altre e ben più serie origini.

Innanzitutto ci sono ragioni geopolitiche. Il Veneto, a differenza della Lombardia, è letteralmente incuneato tra Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Vive quindi, sulla sua pelle, le differenze tra le regioni ordinarie e quelle autonome e a statuto speciale. Diversità di trattamento fiscale che in tempi di neo-centralismo e di tagli profondi ai trasferimenti dallo Stato agli enti locali, si sono accentuate. Esasperando ulteriormente lo storico disagio del Veneto, il suo ri-sentimento come lo ha recentemente definito Ilvo Diamanti. Secondo un recente sondaggio realizzato per il nostro Osservatorio del Nordest, ben il 72% dei veneti è convinto che i cittadini di questa regione lavorano e danno molto più di quel che lo Stato restituisce loro. Rispetto al 2013 questo ri-sentimento è aumentato del 4%. In altre parole: i cittadini di questa regione, in modo trasversale rispetto all'appartenenza politica e anche all'età, si sentono sempre meno considerati dal resto del Paese, vivono una condizione di crescente separatezza e insoddisfazione. A questo malessere, che va oltre la semplice protesta fiscale, si sommano poi alcuni dati di fatto. Il Veneto, anche per evidenti responsabilità delle sue classi dirigenti, è periferico rispetto ai processi decisionali del Paese. Un distacco che nel corso degli anni si è ulteriormente aggravato.
L'esatto contrario di ciò che è accaduto in Lombardia che, trainata da Milano, ha visto invece crescere il proprio peso e la propria capacità di influenza. Anche l'immagine di gigante economico e nano politico è ormai inadeguata a fotografare la condizione veneta. Perché anche sul piano economico la regione vive una condizione di crescente marginalità. È il territorio produttivo per eccellenza, genera quote importanti della ricchezza e del Pil nazionale, è patria di straordinari imprenditori.
Ma questo non le consegna un ruolo da protagonista nelle vicende del Paese e neppure nella selezione della sua classe dirigente. Il Veneto è di fatto escluso dai flussi del potere politico-finanziario, che si muovono su altre direttrici (Torino-Milano-Roma), lontane dalla regione. A maggior ragione dopo il fallimento delle due banche popolari. Quel 57,2% che è andato a votare domenica nonostante la pioggia, nonostante il carattere consultivo del referendum e la (perdente) propaganda sull'inutilità del voto, ha dato voce a tutto questo. Un malessere profondo e articolato che va ascoltato. Sarebbe un errore grave se la trattativa tra regione e governo non ne tenesse conto.
 
Ultimo aggiornamento: 10:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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