TREVISO - La risposta è netta: «Non mi piace. Lo dico perché non se ne è mai parlato nelle sedi ufficiali del partito, solo sui giornali e sui social». Roberto Marcato, assessore in Regione del Veneto, il bulldog pronto a candidarsi alla guida della Lega se mai si farà il congresso regionale, liquida la proposta che da Arcore è rimbalzata a Roma e, da qui, nel resto d'Italia: una lista unica alle prossime elezioni tra Forza Italia e Carroccio.
Che l'idea piaccia a Silvio Berlusconi è fuori discussione.
Elezioni, che ne pensate di una lista unica tra Forza Italia e la Lega?
Ma i dirigenti locali cosa pensano? «Non mi piace», taglia corto Roberto Marcato, rieletto consigliere regionale nel 2020 con il record di preferenze, quasi 12mila, voluto nuovamente dal governatore Luca Zaia in giunta per seguire lo Sviluppo economico. E da tempo tra i papabili candidati segretari della Liga nathional, cioè veneta, il giorno in cui da via Bellerio arriverà il via libera ai congressi regionali.
Marcato, cosa pensa della lista unica Forza Italia e Lega?
«Dico che non mi piace. Se si tratta di alleanze programmatiche, allora sono d'accordo, sempre nell'ambito del centrodestra, ovviamente. Ma per cose del genere e fusioni bisogna chiamare la base e farla esprimere».
Sta dicendo che per fare una lista comune servirebbe un voto?
«Sono entrato a far parte di questo partito nel 1992. Allora si chiamava Lega Nord. Per cambiare il nome, da Lega Nord a Lega, si fece un congresso. È così: si vogliono fare cambi? Lo si decide ai voti».
E lei voterebbe contro visto che ha detto l'idea di una lista comune non le piace?
«Se è per quello non mi piace neanche Prima l'Italia!».
Che però è stata sdoganata, è perfino nell'home page del sito del partito.
«Ci hanno detto che sarebbe stata solo una lista civica per la Sicilia. Beh, il simbolo è presente anche in Calabria. E pare che si sia visto anche in vari gazebo. Prima l'Italia? No, io dico prima l'autonomia».
Perché no alla lista unica?
«Rivendico la natura autonomista e federalista del partito al quale mi sono iscritto trent'anni fa. Ripeto: le alleanze si fanno, gli accordi devono essere programmatici, la compagine deve essere quella del centrodestra».
E se all'orizzonte oltre alla lista comune ci fosse un partito nuovo, magari un Forza Lega, mettendo assieme gli azzurri di Berlusconi e voi?
«A parte il fatto che la somma algebrica di due partiti non è mai la somma dei consensi, mi permetto di dire che l'idea non mi piace perché sono tutte notizie che abbiamo letto sui giornali e sui social, non se ne è mai parlato nelle sedi ufficiali. Cioè le assemblee di partito e i congressi».
Si farà il congresso veneto della Lega?
«Certamente, subito dopo i congressi provinciali. Non ci sono più motivi per non farlo, non c'è più l'emergenza sanitaria del Covid, non ci sono più le restrizioni. Il partito ha bisogno di esser organizzato altrimenti rischia di perdere la base. E un partito senza militanti non ha futuro».
Si candiderà segretario veneto?
«Se i militanti mi riterranno una risorsa, assolutamente a disposizione. Lo decideranno i militanti, come ho sempre fatto».