Casa popolare con conti milionari, c'è chi paga 10 euro al mese d'affitto

Mercoledì 7 Agosto 2019 di Alda Vanzan
Casa popolare con conti milionari, c'è chi paga 10 euro al mese d'affitto
10
Sta emergendo di tutto. La riforma veneta di canoni e regole di assegnazione degli alloggi popolari ha messo in difficoltà alcune famiglie, perché ci sono inquilini che di reddito Isee non superano i 15mila euro all'anno e adesso non riescono a far fronte ai nuovi affitti aumentati del 30%. Ma la riforma, con conseguente applicazione dei nuovi criteri, ha rivelato anche che c'è gente che vive nelle case Ater quando potrebbe tranquillamente permettersi un attico in centro, con la conseguenza che porta via l'alloggio a chi ne avrebbe diritto. Difficile da credere, ma in Veneto c'è chi ha un milione di euro di risparmi dichiarati e risulta assegnatario di alloggi pubblici per i quali paga 250 euro di affitto al mese. Una miseria, essendo milionari. E ci sono inquilini che vivono in appartamenti dell'Ater di 100 metri quadri pagando appena 115 euro al mese. Per non dire di quegli altri benestanti che in banca tengono 340mila euro di risparmi, ma finora hanno pagato 10,87 euro di affitto al mese.

 
È proprio perché si è scoperto un modo di furbacchioni - o di fortunati - che la Regione Veneto non intende stravolgere la nuova legge sui canoni che interessa gli oltre 40mila alloggi pubblici. Qualche modifica, però, ci sarà, se non altro per valutare i veri casi sociali. È così che ieri la giunta di Palazzo Balbi ha istituito 7 Nuclei tecnici di analisi, uno per provincia, con operatività immediata. «I 7 Nuclei - ha detto l'assessore al Sociale e all'Edilizia residenziale, Manuela Lanzarin (Lega) - coordinati ciascuno dal presidente dell'Ater della provincia di riferimento, sotto la direzione dei rispettivi direttori, e partecipati dai rappresentanti dei Comuni interessati e degli eventuali enti pubblici gestori, dovranno esaminare, caso per caso, le posizioni degli inquilini, affrontare i casi critici e proporre al Tavolo di monitoraggio regionale e alla Giunta, entro il 30 settembre, eventuali modifiche  della legge 39/2018 di riordino dell'edilizia pubblica residenziale e del suo regolamento applicativo».
I DATI
La legge dunque sarà modificata. Ma non stravolta. «Fermo restando i caposaldi della riforma dell'edilizia pubblica che ha introdotto canoni di locazioni parametrati all'effettiva capacità reddituale e patrimoniale delle famiglie e, nel contempo, capaci di garantire entrate minime sostenibili per mantenere il patrimonio immobiliare pubblico - ha detto Lanzarin vogliamo fare in modo che la nuova metodologia di calcolo non penalizzi le fasce più deboli, gli anziani, i disabili, i genitori soli con figli».
Queste le direttive che la giunta regionale ha dato alle Ater e ai sette Nuclei tecnici di analisi: dovranno esaminare tutte le posizioni di inquilini con reddito Isee non superiore a 15 mila euro e con un patrimonio che non superi i 100 mila euro che, con il nuovo sistema di calcolo, si siano visti aumentare il canone di almeno il 30 per cento. Dovranno, inoltre, esaminare i casi specifici su richiesta dei singoli inquilini. I casi relativi all'applicazione del canone minimo (40 euro) saranno invece di competenza dei Comuni e delle Ater che possono attivare i rispettivi fondi di solidarietà per le persone meritevoli di tutela sociale.
«In queste prime settimane di applicazione dei nuovi canoni ha anticipato l'assessore - si stanno già prospettando alcuni possibili ipotesi di intervento per rendere più equa l'applicazione della riforma, come ad esempio lo scomputo parziale o totale dal reddito familiare di alcune entrate particolari e puntuali, come la liquidazione del trattamento di fine rapporto o quella di un risarcimento assicurativo per incidente. Sono al vaglio anche lo scomputo nei risparmi degli anziani delle spese per la badante o per la casa di riposo».
LE REAZIONI
«Se entro settembre la Regione interverrà sugli effetti distorsivi che hanno accompagnato la recente riforma sulla edilizia residenziale pubblica sarà un atto positivo anche se valuteremo nel merito le modifiche», hanno commentato la Cisl veneziana e la Federazione Pensionati della Cisl di Venezia. Lo stesso presidente dell'Ater di venezia, Raffaele Speranzon, si è detto «felice della sensibilità dimostrata dall'assessore regionale Lanzarin». Rifondazione comunista continua però la protesta in tutto il Veneto: «La legge va ritirata». Il Pd presenterà oggi a Padova tutti i dati, provincia per provincia, degli «effetti disastrosi della legge».
 
Ultimo aggiornamento: 17:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci