L'Ordine regionale medici: «L'Ulss sospenda i sanitari che rifiutano di vaccinarsi»

Lunedì 4 Gennaio 2021 di Francesco Campi
L'Ordine regionale medici: «L'Ulss sospenda i sanitari che rifiutano di vaccinarsi»

La richiesta al presidente Luca Zaia di misure più restrittive a prescindere dal colore deciso a livello nazionale, perplessità sui tamponi nelle farmacie e, soprattutto, l'annuncio della linea dura nel caso di medici che non vogliano sottoporsi al vaccino: il presidente della Federazione regionale degli Ordini dei medici del Veneto Francesco Noce, di fronte ai numeri che ancora dipingono una situazione difficile, chiede una stretta ulteriore.

Dottor Noce, con l'Epifania cadranno le misure decise per le feste, cosa ne pensa?

«Servono decisioni forti e coraggiose se vogliamo sperare in una riduzione di contagi e ricoveri.

Già prima delle feste avevamo sollecitato il presidente Zaia, vista la permanenza del Veneto in zona gialla e visti i limiti dei famosi 21 parametri, di adottare misure più restrittive indipendentemente dalle decisioni del Governo, come ha poi effettivamente fatto: ora siamo convinti che dal 7 gennaio non dovremmo certo rimanere zona gialla, ma anzi, per almeno due o tre settimane, continuare con le chiusure».

Chiudere tutto, quindi?

«Un sacrificio oggi potrebbe permettere, magari già a fine mese, di tornare, con le dovute precauzioni, a riaperture più ampie, dai ristoranti ai musei, dai teatri al turismo sulle nostre montagne. Per un simile risultato, però, bisogna chiudere. Anche perché in questo momento abbiamo interi reparti e medici dedicati ai pazienti Covid, con un numero crescente di visite e attività programmate, dall'ortopedia alla chirurgia, dalla cardiologia all'ostetricia e ginecologia, che vengono rimandate e ne pagheremo le conseguenze. Per questo, chiediamo che sia ripristinata quanto prima, nei limiti del possibile, la libera professione ospedaliera». Il vaccino offre una speranza per il prossimo futuro, tuttavia ci sono frange di persone che manifestano paure o preoccupazioni. «No-vax, complottisti, terrapiattisti, sui social si trova di tutto. Non mi spaventa, l'importante è circoscrivere questi fenomeni, chiarire, spiegare e parlare con le persone. Per questo vaccino abbiamo garanzie scientificamente provate di sicurezza ed efficacia e, intanto, si stanno sperimentando ulteriori vaccini e nuove terapie. La ricerca sta procedendo in modo sorprendente perché c'è uno sforzo mondiale. L'unico modo per prevenire il contagio, oltre alle chiusure, è il vaccino».

E se a rifiutare il vaccino fosse un medico?

«Non ci risulta ce ne siano, ma come Ordine non tollereremo atteggiamenti contrari ai principi deontologici e morali e prenderemo seri provvedimenti contro i medici in attività che rifiutino il vaccino con motivazione illogiche. Ma non solo, chiediamo anche che venga valutata l'opportunità che vengano sospesi dalle rispettive Ulss, per tutto il periodo della pandemia, medici e operatori sanitari che non volessero vaccinarsi, perché con il loro comportamento potrebbero essere loro stessi fonte di contagio, visto che lavorano con pazienti con patologie, persone fragili. Abbiamo ribadito alla Regione la nostra più ampia disponibilità per la storica campagna vaccinale che è stata avviata, mettendo a disposizione la nostra capillarità, ma al contempo chiedendo di essere coinvolti nei processi decisionali, per non ritrovarci a situazioni come quella dei tamponi nelle farmacie».

Perché, qual è il problema dei tamponi in farmacia?

«Il tampone fatto così serve solo a dare false rassicurazioni, quasi una scorciatoia per non passare dal proprio medico che esegue, gratuitamente, il tampone, ma chiede il perché. E, nel caso di contatto con un positivo, prima dispone l'isolamento, poi lascia passare il tempo necessario per l'eventuale incubazione. Ecco, se una persona va a farsi il tampone in farmacia a poche ore da un eventuale contagio, risulta negativo senza esserlo: oltre a sentirsi falsamente sicuro, qualcuno può farlo per evitare la quarantena che, invece, è un fondamentale strumento di prevenzione. Fra l'altro, dopo il tampone in farmacia viene rilasciato un attestato che rasenta l'illegittimità perché i farmacisti non sono titolati rilasciare referti su esami diagnostici. Poi, mentre i tamponi eseguiti dai medici di medicina generale sono gli stessi usati dalle Ulss, quelli delle farmacie sono liberamente reperiti sul mercato e non tutti i test hanno la stessa affidabilità. Eppure i risultati vengono comunque caricati sul cruscotto regionale, contribuendo ad alterare i dati, già falsati dal massiccio uso di test antigenici, utilissimi per gli screening ma meno affidabili, e dal fatto che non si contino le teste ma i test».

Ultimo aggiornamento: 09:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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