Renzo Rosso: «Basta soldi per il Reddito di cittadinanza. Draghi premier per 5 anni»

Mercoledì 8 Settembre 2021 di Angela Pederiva
Renzo Rosso
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VENEZIA - Il sindaco Luigi Brugnaro lo corteggia: «Lo sto convincendo a fare una sfilata di Diesel qua a Venezia». Il governatore Luca Zaia lo omaggia: «Per recuperare un pezzo di storia non bastano i soldi, ma ci vogliono anche il coraggio e l'ardore». Non a caso la sua fondazione si chiama, come il suo gruppo, Only the brave. Solo un audace come Renzo Rosso poteva donare 5 milioni di euro e poi sorridere quasi imbarazzato per la domanda: «Perché ho deciso di finanziare il restauro del ponte di Rialto? Per un motivo molto semplice, quello che diceva mio padre: chi ha avuto tanto dalla vita, ha l'obbligo di restituire.

Cosa te ne fai dei soldi?».

A proposito di denari, come vede la ripresa al tempo del Recovery Fund?
«Ci sono tanti soldi, l'economia sta ripartendo. Ovviamente bisogna stare molto attenti, perché i soldi vanno messi in quello che genera sviluppo, reddito, utile. Se invece li mettiamo nel Reddito di cittadinanza, come faceva il Governo di prima, che li dava giusto per darli, quei soldi lì non tornano più a casa. Pensiamo solo che oggi il 37% delle persone che ricevono il Reddito di cittadinanza sta molto bene e poi non vuole andare a lavorare... Ci sono aziende, bar, ristoranti che cercano persone, ma la gente preferisce rimanere a casa, avere un piccolo gruzzolo di denaro e magari fare qualche lavoretto in nero. Invece dobbiamo ricordarci che questi soldi vanno ritornati indietro. Ecco perché diventa fondamentale investirli bene, darli alle aziende. E io dico sempre: darli alle aziende medio-grandi e fare in modo che queste mettano sotto contratto quelle piccole, in sinergia, perché così niente viene disperso».

Sempre in tema di politica economica, cosa pensa della fine di Quota 100?
«Potenzialmente sarebbe bello avere persone più giovani a bordo: sentono le esigenze vere e lavorano bene nel mondo digitale. Quindi riuscire a fare prepensionamenti non sarebbe male per l'economia. Quello che però forse manca è un programma, perché queste persone possano avere una dignitosa vita diversa, possano fare altri lavori, magari dei lavori sociali in cui potrebbero essere coinvolte. Come sempre, si fanno le cose ma un pochettino alla volta, non si fa mai tutto quanto a 360 gradi».

Quanto le piace il governo di Mario Draghi?
«Le rispondo così. Provi a pensare se questi soldi qua (quelli del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr.) li dovesse gestire chi c'era prima: li darebbe al Reddito di cittadinanza e ci troveremmo fra dieci anni, quando dobbiamo ritornarli indietro, a dover praticamente vendere tutti la casa, ad essere tutti quanti impiccati. Almeno qui stiamo guadagnando dignità, è la prima volta che l'Europa e il mondo ci ascoltano, è la prima volta che l'Italia sta diventando un simbolo ispirazionale per gli altri Paesi. Diciamocelo: finalmente. Speriamo che Draghi duri il più possibile. Basta vedere com'è riuscito a rimettere in pista certi ministri che prima lavoravano con un altro premier ed erano totalmente da sbando, mentre adesso sembrano delle persone serie. È proprio vero: il manico fa molto».
Quindi gli augura di restare a Palazzo Chigi, non di andare al Quirinale?
«Penso che sia molto più importante il primo ministro del presidente della Repubblica. Comunque visto che l'attuale presidente della Repubblica ha una certa età, credo che Draghi possa fare un altro mandato di cinque anni al Governo e poi arrivare successivamente al Colle». 
Quale messaggio intende lanciare da Venezia?
«Vorrei dire, anche ai miei colleghi imprenditori, che è meglio impegnarsi nel sociale che pensare ad allargare il portafoglio. Per esempio con la mia fondazione stiamo aiutando le donne arrivate dall'Afghanistan ad avere una casa, a trovare un lavoro, a imparare l'italiano. Ma di problemi ce ne sono milioni purtroppo, per cui c'è spazio per tutti».
Da uomo d'impresa, come ha vissuto l'esperienza e i tempi della collaborazione fra privato e pubblico?
«Come un bellissimo esempio. Non mi sono accorto del passare degli anni e del cambio delle giunte, ho sempre dialogato con persone intelligenti che fanno le cose. C'è così tanto da fare a Venezia, qui sta cadendo a pezzi tutto, il sindaco da solo non ce la farà mai. Quindi o c'è qualche privato che gli dà una mano, o a Roma sappiamo come sono messi. Per questo non mi è passata affatto la voglia di darmi da fare, sono un uomo positivo. Se poi penso a quanto ho sofferto nella mia vita fin dall'inizio, quando facevo i miei primi esperimenti e la gente non mi capiva... Sono passato certe volte anche per matto, però ho sempre creduto in quello che facevo e la gente vicina a me mi ha dato fiducia». 
 

Ultimo aggiornamento: 16:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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